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Che cos’è e come si manifesta il deficit di adenosina deaminasi di tipo 2 (DADA2)?

Il deficit di adenosina deaminasi di tipo 2 (DADA2) è una rara malattia genetica del sistema immunitario descritta per la prima volta nel 2014 e dovuta al deficit di un enzima essenziale per un corretto sviluppo del sistema immunitario, l’adenosina deaminasi di tipo 2 (ADA2). La malattia generalmente si manifesta nei primi anni di vita, ma talvolta ha un’evoluzione più lenta e diventa maggiormente evidente nel corso degli anni successivi. Tra i sintomi possono esserci eruzioni cutanee, vasculiti, febbre, anemia, dolori articolari e affaticamento. Alcuni pazienti vanno incontro a ictus ricorrenti e emorragie cerebrali già a partire dall’infanzia, così come a immunodeficienza. Altri sintomi possono includere ipertensione, ingrossamento del fegato e della milza, problemi gastrointestinali, ingrossamento dei linfonodi e disfunzione renale. Nel 2017, a tre anni dalla prima descrizione, i pazienti ai quali era stata diagnosticata la DADA2 erano 71; già l’anno successivo il numero era già salito a 350, cinque volte tanto. Come spesso accade, la mancata conoscenza porta a sotto-diagnosticare malattie così rare e complesse.

Come si trasmette il deficit di adenosina deaminasi di tipo 2 (DADA2)?

Il gene difettoso in questi pazienti si chiama CECR1 e codifica per l’enzima adenosina deaminasi 2 (ADA2). La trasmissione della malattia è di tipo autosomico recessivo: per manifestarne i sintomi occorre cioè ereditare una copia del gene difettoso da ciascuno dei genitori, che invece ne sono portatori sani (e quindi spesso inconsapevoli, in quanto non sintomatici). Alcuni pazienti sono omozigoti, nel senso ereditano da ciascuno dei genitori la stessa mutazione del gene CECR1. Ci sono però anche casi di eterozigoti composti, che ereditano due diverse mutazioni dello stesso gene.

Come avviene la diagnosi del deficit di adenosina deaminasi di tipo 2 (DADA2)?

La diagnosi viene effettuata a partire dall’osservazione clinica e confermata da esami di laboratorio, quali l’analisi del numero delle cellule immuni in circolo, la misurazione dell’attività dell’enzima ADA2 nel plasma, e dall’analisi della sequenza del gene CECR1. Se in una famiglia è nota la mutazione che causa la malattia, è possibile effettuare la diagnosi prenatale.

Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per il deficit di adenosina deaminasi di tipo 2 (DADA2)?

Non esiste al momento una terapia enzimatica sostitutiva disponibile per la carenza di ADA2. Farmaci inibitori del TNF si sono dimostrati in grado di limitare l’infiammazione e l’insorgenza di ictus. I dati disponibili in letteratura sono ancora molto limitati e l’impiego è ancora off-label in quanto questi farmaci sono autorizzati per altre indicazioni. Attualmente l’unico trattamento risolutivo è rappresentato dal trapianto di cellule staminali ematopoietiche, che però è limitato dalla disponibilità di un donatore compatibile. Inoltre, sulla base delle limitate conoscenze attuali, il trapianto è associato a un’alta probabilità di complicanze, spesso non prevedibili. Ad oggi, quindi, viene effettuato soltanto in casi molto gravi in cui insorge una severa citopenia che coinvolge anche le cellule ematopoietiche staminali presenti nel midollo osseo. Una prospettiva interessante è offerta dalla terapia genica, che permetterebbe di fornire una versione sana del gene difettoso senza però andare incontro ai problemi correlati al trapianto, in quanto le cellule corrette sarebbero quelle del paziente stesso. Presso l’Istituto San Raffaele-Telethon di Milano sono in corso studi preclinici al riguardo.

Ultimo aggiornamento

16.11.20

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