Seed grant, settima edizione: cinque nuovi progetti su cinque malattie genetiche rare

Con questa iniziativa, Fondazione Telethon offre alle Associazioni di pazienti un supporto per investire al meglio i propri fondi, aiutandole a selezionare i progetti di ricerca più meritevoli sulle patologie di interesse.

Seed Grant: i nuovi progetti finanziati dalle Associazioni di pazienti
Seed Grant: i nuovi progetti finanziati dalle Associazioni di pazienti 

Nuovi semi per la ricerca: sono quelli dei cinque nuovi progetti vincitori della settima edizione del bando Seed Grant, la speciale iniziativa che vede la Fondazione Telethon al fianco delle Associazioni di pazienticon malattie genetiche rare per aiutarle a investire al meglio i propri fondi in progetti di ricerca sulle patologie di loro interesse.  

Come sempre, i progetti selezionati puntano ad aprire nuove linee di ricerca su malattie genetiche rare le cui basi non sono ancora del tutto chiarite e i cui pazienti hanno ancora importanti esigenze cliniche da soddisfare.

Per questa edizione, Fall Seed Grant 2023, le malattie oggetti dei finanziamenti sono la pseudo-occlusione intestinale cronica; l’encefalopatia epilettica da deficit di CDKL5,  due forme di encefalopatie epilettiche causate da mutazione del gene SLC6A1, e mutazione del gene SCN8A e l’atassia spastica di Charlevoix Sauguenay.

I progetti sono stati finanziati per un totale di 249.318,00 euro dalle associazioni Uniti per la PIPO, CDKL5 Insieme verso la cura, SLC6A1 Connect italia, SCN8a Italia e ARSACS. Un’altra associazione che aveva inizialmente preso parte al bando – l’Associazione Italiana Sindrome di Pitt-Hopkins – Insieme di più - parteciperà a una nuova edizione nell’autunno 2024. 

Seed Grant: cosa sono

Il termine Seed utilizzato per questa iniziativa non è casuale, ma indica che si tratta di progetti in cui il contributo fornito dalle Associazioni di un finanziamento annuale di circa 50 mila euro rappresenta proprio un primo seme per iniziare un percorso di ricerca su un tema scarsamente studiato, come spesso accade per malattie molto rare.

Nell’avvio di questo percorso le Associazioni non sono sole, ma supportate dalla Fondazione Telethon, che mette a disposizione le proprie competenze nel lanciare i bandi e creare commissioni internazionali di esperti scelti ad hoc  per valutare la qualità scientifica e il potenziale impatto sui pazienti dei progetti raccolti.  Per ciascuna patologia, la rispettiva commissione individua tra i progetti presentati quelli meritevoli di finanziamento, che vengono poi presentati alle rispettive associazioni per la decisione finale. 

Lanciata per la prima volta come esperienza pilota nel 2019, l’iniziativa Seed Grant si è consolidata negli anni, arrivando a coinvolgere finora ben 30 associazioni, che hanno finanziato 46 progetti (più altri 12 finanziati direttamente da Telethon). In tutto sono state studiate 29 malattie, con un importo complessivo di quasi 2,9 milioni di euro.   

I progetti finanziati nella settima edizione

Il progetto di Matteo De Rosa, dell’Istituto di Biofisica del CNR di Milano, è dedicato alla pseudo-occlusione intestinale cronica, rara malattia ereditaria caratterizzata dall'assenza di contrazione intestinale e causata da un difetto nel gene ACTG2, contenente l’informazione per costruire una proteina chiamata actina fondamentale – tra le altre cose – per la contrazione muscolare dell’intestino. L’actina è costituita da una serie di mattoncini che normalmente si impilano a formare lunghi filamenti. Il progetto intende indagare meglio, sia con tecniche sperimentali sia con strumenti computazionali, le caratteristiche strutturali dell’actina, per capire se e in che modo il difetto genetico porti a un cambiamento della struttura dei mattoncini di actina e della loro capacità di impilarsi l’uno sull’altro. Comprendere questi meccanismi aiuterà a far avanzare la conoscenza sulla pseudo-occlusione intestinale cronica e, nel lungo termine, a sviluppare un approccio farmacologico efficace.  

Nicola Facchinello, dell’Istituto di neuroscienze del CNR di Padova, si occuperò invece di generare e caratterizzare al meglio un solido modello di studio dell’encefalopatia epilettica da deficit di CDKL5. Si tratta di un passaggio fondamentale per migliorare la comprensione dei meccanismi molecolari alterati in questo disturbo del neurosviluppo, caratterizzata da crisi epilettiche a insorgenza precoce, ipotonia muscolare, progressiva disabilità intellettiva e grave disfunzione motoria. In particolare, il gruppo di Facchinello lavorerà su un modello di pesce zebra con mutazioni del gene CDKL5 tali da mimare le condizioni dei pazienti. I ricercatori studieranno in particolare la funzione di adattamento motorio in risposta a stimoli visivi e le alterazioni molecolari associate. 

Anche il progetto di Andrea Vettori, dell’Università di Verona, si propone di caratterizzare meglio un modello animale dei disturbi del neurosviluppo associati a mutazioni del gene SLC6A1 messo a punto di recente dal gruppo dello stesso Vettori. Come nel caso di altre encefalopatie epilettiche, anche questi disturbi sono associati a epilessia resistente ai farmaci, disabilità intellettive, alterazioni comportamentali e sono causati da meccanismi ancora non del tutto compresi. Per comprenderli meglio è fondamentale la messa a punto e lo studio di nuovi modelli come quello sviluppato da Vettori, che si basa su pesce zebra. Disporre di questo modello sarà fondamentale anche per testare potenziali nuovi trattamenti farmacologici.  

C’è di nuovo un’encefalopatia epilettica, causata questa volta da mutazioni del gene SCN8A, al centro del progetto di ricerca di Marco Baralle del Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie (ICGEB) di Trieste. In questo caso l’obiettivo è comprendere i fattori genetici e molecolari che controllano un processo fondamentale per il passaggio dell’informazione contenuta nel gene SCN8A alla proteina corrispondente (il canale del sodio Nav1.6). Questo processo può infatti essere influenzato da alcune mutazioni del gene SCN8A in un modo che potrebbe rendere conto della diversità di sintomi che si può osservare da paziente a paziente.  

Il progetto di Roberto Giambruno, dell’Istituto per la Ricerca e l’Innovazione Biomedica del CNR di Palermo, riguarda invece l'atassia spastica autosomica recessiva di Charlevoix-Saguenay (ARSACS), una malattia neurodegenerativa principalmente caratterizzata da atassia cerebrale, progressiva spasticità e neuropatia periferica. La malattia è causata da mutazioni a carico del gene SACS, con conseguente alterazione della produzione e della funzione della proteina sacsina. Obiettivo dello studio è verificare l’ipotesi che, come accade per altre malattie neurodegenerative, la tossicità cellulare che contribuisce al danno neurologico in ARSACS possa essere dovuta ad alterazioni delle interazioni della sacsina con altre molecole biologiche. Anche in questo caso, si tratta del primo passo necessario per poter pensare di sviluppare, in un secondo momento, nuove strategie terapeutiche.  

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