La ricerca non ha e non può avere confini o recinzioni. Più ampia è la rete di interscambio tra laboratori e scienziati più si può sperare in un percorso rapido per il conseguimento di risultati terapeutici efficaci. Takeda è un grande gruppo multinazionale che presidia con i propri centri altamente avanzati molti ambiti della ricerca farmacologica. Una missione complessa, che mette a sistema competenze qualificate e progetti ambiziosi, e che coincide con la volontà di offrire risposte concrete e, possibilmente, risolutive a bisogni patologici ancora inevasi, anche e soprattutto quando queste esigenze si associano a quadri clinici piuttosto seri. Una visione che Takeda condivide, per molti versi, con Fondazione Telethon, e che agisce da fattore facilitatore di un rapporto che prosegue da due anni attraverso un sostegno che giunge in concomitanza delle raccolta fondi natalizia, aderendo al programma “Natale aziende”. Un incontro fortunato come ci spiega il direttore medico di Takeda Italia, Alfonso Gentile.

Takeda è una grande azienda farmaceutica. Chi più di voi può comprendere l’importanza della ricerca. Mi spiega su quali progetti siete focalizzati in questo momento?

«Il fine ultimo dell’attività di Takeda Italia è quello di offrire risposte terapeutiche di rilievo a bisogni inespressi di pazienti che soffrono di patologie spesso molto complesse. Le nostre ricerche si muovono tra l’ambito oncologico, il settore ematologico, le patologie gastrointestinali e infine un’ulteriore settore di ricerca si riallaccia alle neuroscienze, ambito in cui vi sono parecchie patologie per le quali ancora oggi, com’è ben noto, non vi sono risposte convincenti».

C’è quindi un forte filo conduttore che vi lega a Telethon e che in qualche modo ha contribuito a facilitare il vostro rapporto.

«Sicuramente sì, un piano comune di intenti che ha facilitato il dialogo tra la nostra azienda e la Fondazione. Telethon occupa un posto di assoluta preminenza nel campo delle ricerca sulle malattie genetiche ed è un punto di riferimento internazionale per quanto è riuscita a fare per la lotta contro molte patologie rare che presentano un quadro sintomatologico importante. Per Takeda è un onore collaborare con Telethon, anche per la facilità di conciliare quella che è la nostra visione con quanto la Fondazione sta conducendo, in una combinazione fruttuosa per la salute di pazienti che ancora attendono una cura. Quello che intende fare Takeda è di individuare un cammino comune, non solo sul piano della solidarietà».

Il vostro impegno per il sociale e per le cause umanitarie è vasto e articolato. Quando e perché avete deciso di puntare anche su Telethon?

«La solidarietà per Takeda non rappresenta solo una leva di comunicazione aziendale. È di assoluto rilievo, e non solo a parole. La filosofia fondante di tutto il nostro agire è la prossimità ai pazienti che intendiamo aiutare. Il primo strumento di ricerca, per noi, è l’ascolto dei bisogni dei diretti destinatari del nostro impegno scientifico. Anche per questo sempre più coinvolgiamo le associazioni dei pazienti nello sviluppo clinico dei nostri progetti farmaceutici. Rapporto che sentiamo come fondamentale. In questo contesto ci è parso naturale rivolgere la nostra attenzione anche nei confronti di Telethon».

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