Non c’è commiserazione, non c’è pietà. C’è voglia di fare

Finalmente il weekend, quello atteso dal lunedì precedente e che arriva dopo una settimana di lavoro impegnativo e stancante per non dire sfiancante. Ti immagini già il completo relax a cui ti abbandonerai, la pizza consegnata a casa, la musica in sottofondo e un buon libro a farti compagnia... ma il venerdì sera il tuo cellulare sembra impazzito e si scatena la chat di conferma delle presenze dei volontari per le postazioni di Fondazione Telethon e ti ricordi di aver dato la tua disponibilità per un paio d'ore.

Addio weekend di relax, all'ultimo qualcuno ha sempre qualche problema e le due ore diventano quattro o più.

Che fai se il tuo egocentrico senso di responsabilità ha il sopravvento?

Alle 9 del sabato mattina sei già in postazione e sogni la pizza, il libro, il divano.

Organizzi lo spazio, predisponi il materiale ed ecco che arriva la tua amica che non riuscivi a incontrare da tempo e che si è resa disponibile a darti supporto, così almeno avrete un po' di tempo per fare due parole.

Un sorriso, un abbraccio e arriva la prima signora che ti chiede il Cuore di cioccolato per Telethon e con un sorriso ti racconta che suo nipote ha una malattia genetica rara e sostenere la ricerca le da' la speranza di vederlo guarito e padre.

E ti ricordi perché hai detto di sì quando ti è stato chiesto se volevi donare il tuo tempo per aiutare Telethon.

Perché tuo fratello ha una malattia genetica rara.

Perché altri fratelli hanno una malattia genetica rara.

Perché altre madri hanno una malattia genetica rara.

Perché altre madri hanno figli che hanno una malattia genetica rara.

Perché tu sei sana, perché tu non sei un ricercatore, perché tu speri, perché tu desideri, perché tu sogni non solo pizza, divano e libro, ma che tuo fratello possa vedere le sue figlie.

Non c'è commiserazione, non c'è pietà. C'è voglia di fare, con quello che si può, per arrivare assieme a tante altre persone al traguardo più importante, la cura.

Le ore passano in fretta. Alla tua postazione passano amici e conoscenti, qualche passante diffidente ti chiede dove vanno le offerte, tanti altri non hanno nessun interesse e passano oltre rifiutando anche il depliant informativo che porgi, non rispondono al tuo saluto.

C'è il bene e c'è il male, sempre, in ogni cosa. Ma c'è un bene grande che ti accompagna quando rientri a casa, dopo che le due ore sono diventate dieci. Hai il cuore gonfio di affetto e la stanchezza non la senti. Hai i sorrisi di chi hai incontrato e delle persone con cui hai condiviso la giornata. Hai le storie di chi si è fermato a raccontarti di nipoti, figli, amici. Hai i visi dei bimbi che hanno ricevuto un palloncino. Hai la voce di un ricercatore che durante un'intervista ha dichiarato che la ricerca è diventata cura e la vita di un fratello, di una madre, di un figlio è stata salvata.

Sono una volontaria di Fondazione Telethon, perdonate se alle volte sono stanca ma accettate il mio grazie per ogni goccia di bene che ho portato a casa con me.

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