«Amo il Nemo sud anche perché è formazione ed informazione. Qui ho la possibilità di donare la mia professionalità e le mie esperienze a colleghi che sanno restituirmi un bagaglio di competenze importante e prezioso. Qui ho la possibilità di incidere su chi svolgerà questa professione in futuro, aiutandolo a comprendere quanto sia necessario mettersi nei panni di chi è affetto da una malattia rara e contribuire realmente al miglioramento della qualità di vita di queste persone».

Queste parole arrivano dirette dal cuore di Francesco Pavone, per tutti Ciccio. Francesco è uno dei componenti del team dei fisioterapisti, coordinato da Filippo Cavallaro. Lavora al Nemo sud dal 2 aprile 2013, una settimana dopo l’apertura del Centro. «Appena arrivato – spiega Francesco - sono stato “travolto” da quella che mi piace chiamare atmosfera NEMO. Un’atmosfera fatta di gioia, sorrisi, tranquillità e amore, ma al contempo un’atmosfera densa di professionalità, voglia di fare e collaborazione».

Un’atmosfera che permette di lavorare al meglio, di maturare e migliorarsi. «In questi due anni – racconta Ciccio - sono cresciuto tanto sia come professionista che come uomo. Grazie al confronto quotidiano con colleghi e con le persone che si rivolgono al Centro».

Perché la grande forza del Nemo è proprio nella squadra, nella «consapevolezza che un singolo può far poco, ma un gruppo che lavora perseguendo gli stessi obiettivi non può che essere vincente».

Il lavoro svolto in questo modo regala, quasi in modo naturale, risultati importanti. «Nel cuore e nella mente conservo tantissimi momenti, attimi preziosi che mi hanno profondamente cambiato. Tra questi – racconta ancora Ciccio ricordo con felicità e orgoglio un tirocinante che ci ha ringraziati per avergli fatto intendere l'importanza della professione di fisioterapista».

Perché se lavori in un centro come il Nemo, sai bene che: «Un professionista non può essere definito tale soltanto se porta a compimento il proprio lavoro: bisogna sempre tenere a mente le esigenze e le emozioni del paziente, riuscendo ad integrarle con gli obiettivi riabilitativi».

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