Salvo ha la sindrome Kabuki ma il ritardo cognitivo e le problematiche fisiche collegate alla malattia non gli hanno mai impedito di vivere momenti speciali, soprattutto a scuola.

«Mi stupisco sempre di come un bambino più debole abbia la forza di aiutare un bambino più forte di lui».

Sonia, mamma di Salo

È mamma Sonia a pronunciare questa frase dopo aver osservato il suo piccolo, Salvo, prendere per mano i suoi compagni di scuola più timorosi e portarli dalla maestra in classe, quasi fosse un istinto naturale. Quello di rassicurare, consolare, dare affetto incondizionato, nonostante le difficoltà quotidiane: Salvo ha 8 anni e una malattia genetica rara, la sindrome Kabuki.

Il ritardo cognitivo e le problematiche fisiche non gli hanno mai impedito di vivere la scuola come un momento speciale, in cui stringere amicizie importanti e cominciare un percorso di vita nuovo, simile a quello dei suoi coetanei, ma con qualche ostacolo in più.

Salvo si esprime poco, le parole che dice a volte non sono comprensibili neppure a mamma Sonia, eppure in classe viene mai escluso o trattato come diverso. Grazie alle sue insegnanti e alla comunicazione aumentativa, che utilizza simboli associati a una parola o a un gruppo di parole per far capire alcuni concetti e aiutare il bimbo ad esprimersi, Salvo trasmette le proprie emozioni e ne regala ai suoi compagni, che vedono in lui un bambino pieno d’affetto, capace di dare e ricevere. Salvo e i suoi amici, insieme, sanno essere più speciali.

Vogliamo che tutti i bambini, anche quelli con una malattia genetica come lui, abbiano la possibilità di essere accolti a scuola e di cominciare così a crescere imparando il valore della diversità e dell’inclusione.

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