Cattolica Assicurazioni: con Fondazione Telethon “pronti alla vita”

“Pronti alla vita”. Non esiste incitamento più esplicito per esprimere il desiderio di intervenire a favore del benessere e della sicurezza della collettività.

Carlo Ferraresi, Direttore Generale Area mercati e canali distributivi di Cattolica Assicurazioni

Cattolica Assicurazioni ne ha fatto lo slogan di una campagna di comunicazione, ma l’intento commerciale coincide, in questo caso, con l’essenza stessa di questa storica compagnia assicurativa che, anche a fronte della sua tradizione e della sua identità, ha deciso di scendere in campo accanto alla Fondazione Telethon.

Un accostamento, e una collaborazione, che parlano di protezione e salvaguardia e che agisce attraverso il diretto coinvolgimento dei clienti della compagnia. Ne abbiamo parlato con Carlo Ferraresi, Direttore Generale Area mercati e canali distributivi di Cattolica Assicurazioni.

Come avete deciso di affiancare Fondazione Telethon e quali sono le modalità del vostro impegno in favore della ricerca scientifica, anche attraverso la nuova Community?

«La partnership con Fondazione Telethon nasce da un progetto strategico di Cattolica orientato allo sviluppo del valore della Community. Si tratta di evolvere il nostro punto di vista per iniziare a considerare i clienti come una vera e propria comunità di persone. Il concetto di comunità presuppone un fattore di aggregazione, nel nostro caso il riconoscersi nell’immagine e nei principi del nostro brand, e un fattore di condivisione, ovvero di messa a fattore comune del valore generato. La prima iniziativa concreta è stata la creazione di Cattolica Community, una piattaforma digitale riservata ai nostri clienti da cui accedere a vantaggi esclusivi: un marketplace dove poter acquistare prodotti da centinaia di partner commerciali a condivisioni riservate, un meccanismo di cashback per ottenere per ogni acquisto effettuato il rimborso di una quota di quanto speso.Abbiamo quindi deciso di dare l’opportunità ai nostri clienti della Community di utilizzare il casback per contribuire ad una causa benefica, aiutandoci a diffondere ulteriormente il valore generato dalla nostra comunità.

Con questa filosofia abbiamo identificato una rosa molto ristretta di partner nell’ambito del no profit, che condividessero i nostri valori e la nostra mission. Tra questi assolutamente Fondazione Telethon, a cui riconosciamo un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella protezione della salute e del benessere delle famiglie italiane, tema a noi molto caro, grazie al sostegno concreto alla ricerca scientifica». 

Spesso si attribuisce alla tecnologia digitale la responsabilità di ridurre i rapporti umani, e anche commerciali in qualche caso, alla virtualità. Con questa iniziativa restituite umanità anche alla Rete? 

«L’industria assicurativa oggi è all’alba di una trasformazione quasi epocale, indotta dallo sviluppo della tecnologia e dall’enorme disponibilità di dati. Questo però non può prescindere dalla relazione umana. Per noi il digitale è sempre uno strumento, mai un fine. Crediamo infatti nei modelli ibridi, dove il digitale è al servizio della dimensione fisica e umana, per facilitare le relazioni, agevolare l’accesso ai nostri servizi e generare nuove opportunità. L’iniziativa Cattolica Community si pone in questa traiettoria, dimostrando che ogni strumento che abbiamo a disposizione, anche digitale, può concorrere al bene della collettività se immaginato con la persona al centro».

Assicurare vuol dire anche proteggere. Un bel aggancio tra voi e la Fondazione Telethon. È questa una delle basi concettuali che vi ha convinti a scendere in campo in favore della ricerca? 

«Assolutamente, ha colto il punto chiave. Una delle maggiori sfide del nostro piano industriale è cambiare il ruolo dell’assicurazione: non più soltanto l’attore deputato ad indennizzare i danni con rimborsi monetari, ma un partner a fianco dell’assicurato per aiutarlo a prevenire le difficolta e a proteggere sé stesso e ciò che più caro ha nella vita. Un vero e proprio cambio di paradigma, che abbiamo provato a sintetizzare nella nostra campagna di comunicazione con lo slogan “Pronti alla vita”. E per essere pronti alla vita abbiamo bisogno di compagni di viaggio come Fondazione Telethon, che come noi credono fortemente nell’importanza della prevenzione e della protezione». 

Dal 2006 è attiva anche Fondazione Cattolica Assicurazioni che basa la sua opera sul sostegno a progetti a sfondo sociale e a lungo termine. Per Cattolica la solidarietà è un pilastro identitario molto forte quindi.

«Nel 2018 la Fondazione ha realizzato più di 400 interventi, erogando circa 2,5 milioni e coinvolgendo oltre 13mila volontari. Sono numeri che raccontano l’attività di grant-making di questa realtà che rappresenta lo strumento operativo di Cattolica a favore dello sviluppo di un sistema sociale ed economico orientato al Bene Comune. La nostra società è stata fondata oltre un secolo fa, ispirandosi ai valori della Dottrina Sociale della Chiesa: la responsabilità sociale d’impresa non è quindi un concetto astratto ma un richiamo concreto ai principi che guidano la nostra azione quotidiana».

Personalmente aveva mai avuto modo, in passato, di avvicinarsi a Telethon o comunque alla ricerca scientifica?

«Conosco ovviamente Telethon per la meritoria e nota attività che compie da anni in favore della ricerca sulle malattie genetiche rare e ho sempre avuto modo di apprezzare anche le numerose iniziative messe in campo sul territorio per sensibilizzare l'opinione pubblica su quanto sia preziosa questa attività. Con Fondazione Cattolica abbiamo più volte sostenuto lo studio e ricerca scientifica sulle patologie rare e sugli ausili che possono aiutarle ad affrontarle. Penso che contribuire al progresso della scienza e dare una speranza sia un dovere di tutti. Per questo abbiamo lavorato con soddisfazione alla collaborazione diretta con voi».

Pensa che il rapporto tra Fondazione Telethon e Cattolica Assicurazioni possa proseguire in futuro e secondo quali modalità?

«Questo è un progetto che ci riempie di orgoglio e non possiamo che augurarci che possa diventare la prima tappa di un fruttuoso cammino di collaborazione nell’interesse di tutti. E, soprattutto, di chi ha bisogno di un sostegno concreto».

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