Gianbattista Vittorioso, Direttore dell’Unità Organizzativa Communication di Leonardo, spiega il legame con la Fondazione: «Seppure in ambiti differenti, agiamo quotidianamente per offrire soluzioni tecnologicamente avanzate per il benessere comune».

Gianbattista Vittorioso, Direttore dell’Unità Organizzativa Communication di Leonardo

Mondi apparentemente distanti che dialogano di futuro e di salute. L’incontro tra Leonardo e Fondazione Telethon ha seguito un filo conduttore molto meno sottile di quanto si potrebbe immaginare. «Seppure in due ambiti di intervento differenti, possiamo definirci delle eccellenze che agiscono quotidianamente per offrire soluzioni tecnologicamente avanzate a favore della sicurezza e del benessere comune» sintetizza così Gianbattista Vittorioso, Direttore dell’Unità Organizzativa Communication di Leonardo, in apertura di un colloquio schietto e franco, la base concettuale di una collaborazione il cui avvio risale al 2017. «Con Telethon condividiamo sicuramente una visione molto pragmatica e fattuale delle azioni da intraprendere - sottolinea Vittorioso - e quando ci si impegna per perseguire un obiettivo importante come la ricerca contro le malattie genetiche non ci si può limitare ad un sostegno “a distanza” ma è fondamentale condividerne a fondo i presupposti progettuali».

Come è nato il connubio tra voi e la Fondazione?

«Quando ci è stata prospettata questa possibilità l’abbiamo colta con molto entusiasmo. Ci è sembrata da subito un’opportunità propizia che mette insieme due realtà che fanno della competenza e della ricerca avanzata le chiavi di un progresso che mira a offrire protezione e sostegno a molte migliaia di individui nel mondo.  Leonardo si è speso per le campagne Telethon del 2017 e del 2018 in favore della ricerca per le malattie genetiche senza diagnosi e poi, nel 2019, per il progetto Come a Casa che garantisce la presenza delle famiglie al fianco dei bambini che devono effettuare il trattamento di terapia genica. In questo modo abbiamo messo a sistema un comune senso dell’eccellenza tecnologica, per quanto in settori non direttamente affini, corrispondenza che si è evoluta per noi in questi mesi di emergenza sanitaria con una serie di iniziative che ci hanno consentito di valorizzare il nostro patrimonio tecnologico e di conoscenza a favore di istituzioni civili e sanitarie in progetti che esulano ovviamente dal nostro core business ma che oggi, più di ieri, sostanziano sempre più la nostra identità e che sono stabilmente entrati anche nel nostro piano di sviluppo decennale».

A suo avviso qual è il tratto comune tra la mission di Leonardo e quella di Fondazione Telethon?

«Direi l’innovazione e la tecnologia al servizio della qualità della vita e della sicurezza. Siamo due organizzazioni impegnate a disegnare visioni future che permettano di restituire a migliaia di individui il senso di una qualità della vita migliore, e anche maggiore fiducia nella ricerca, un tema che abbiamo avvertito come sempre più urgente nei mesi scorsi. Leonardo investe una quota pari all’11% dei propri ricavi in Ricerca e Sviluppo, una percentuale che si traduce in una cifra che si avvicina al miliardo e mezzo di euro. Siamo forse l’azienda italiana maggiormente impegnata su questo fronte, e con il recente arrivo in azienda di Roberto Cingolani (ex direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova ndr) con il ruolo di Chief Technological and Innovation Officer stiamo sviluppando una serie di progetti che proiettano questa responsabilità, che avvertiamo molto forte, in un futuro prossimo fatto di big data e digitalizzazione».  

Come viene vissuta all’interno dell’azienda la collaborazione con Telethon?

«La nostra è una partecipazione molto visibile, quindi condivisa sicuramente al nostro interno. Abbiamo partecipato a diverse edizioni, e con modalità diversificate, della tradizionale Maratona Telethon, e questi interventi sono stati valorizzati in azienda attraverso iniziative di comunicazione interna, veicolando il messaggio sull’importanza di sostenere insieme questi progetti. Per noi conta molto l’ascolto delle risorse interne, che nel mondo sono oltre 50 mila, e spesso l’azienda si è impegnata a sostenere iniziative di solidarietà partite direttamente dai dipendenti, non soltanto in Italia ovviamente. Oggi ci stiamo particolarmente spendendo per colmare il divario digitale che la pandemia ha messo in evidenza tra parti più disagiate del Paese e aree maggiormente sviluppate, per dotare scuole e bambini delle stesse opportunità in tema di supporti tecnologici e, conseguentemente, di insegnamento a distanza. Una iniziativa che ogni dipendente può sostenere grazie ad una piattaforma di crowdfunding». 

Come pensate possa evolvere il rapporto tra voi e Fondazione Telethon?

«Con Fondazione Telethon intendiamo principalmente continuare a coltivare l’obiettivo per una ricerca qualificata che individui sempre maggiori piattaforme comuni di dialogo. A nostro avviso nessun progetto di sponsorizzazione o sostegno può trovare effettivo compimento se non è sostenuto da una narrativa comune, e da questo punto di vista intendiamo abbandonare ogni timidezza che fino ad oggi ci ha impedito di approfondire questo terreno, nel timore che la nostra imponenza potesse in qualche modo fagocitare i nostri partner. Che si realizzi un moderno elicottero o si proceda verso l’identificazione di una soluzione terapeutica per la cura di una patologia rara, è importante tenere sempre ben presente che lo scopo finale è quello di assicurare una crescita complessiva della collettività. Vogliamo alzare l’asticella delle nostre comuni e sane ambizioni di evoluzione tecnologica e scientifica, e siamo sicuri che le nostre reciproche avanguardie, in questi campi, sapranno raggiungere insieme traguardi altamente costruttivi».

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