Da virus mortale a farmaco, di padre in figlio: un libro racconta i due volti dell’HIV

Esce il 14 marzo il libro edito da Mondadori “La cura inaspettata”: scritto da Alessandro Aiuti, vicedirettore dell’Istituto San Raffaele Telethon di Milano, con la divulgatrice scientifica Annamaria Zaccheddu. I proventi saranno donati dagli autori a Fondazione Telethon e ANLAIDS.

Annamaria Zaccheddu insieme ad Alessandro Aiuti

Per molto tempo l’HIV è stato considerato un nemico invincibile. Oggi non solo esistono terapie che permettono alle persone sieropositive di vivere una vita normale, ma i ricercatori sono anche riusciti a sfruttare le caratteristiche di questo virus per trasformarlo in un farmaco di precisione.

Da malattia a cura, grazie anche al contributo di due medici e scienziati italiani, padre e figlio. A raccontarlo in prima persona nel libro La cura inaspettata, edito da Mondadori e da domani in libreria, è Alessandro Aiuti, vicedirettore dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica (SR-Tiget) di Milano, insieme ad Annamaria Zaccheddu, divulgatrice scientifica di Fondazione Telethon.

Il padre di Aiuti, Fernando (1935-2019), è stato uno dei primi in Italia a occuparsi di AIDS, tanto dal punto di vista medico e scientifico quanto nella lotta allo stigma che circondava i malati: celebre ancora oggi è la foto in cui bacia una donna sieropositiva – Rosaria Iardino, oggi presidente della Fondazione The Bridge – per dimostrare come la saliva non fosse un veicolo di infezione.

Fernando Aiuti è stato inoltre tra i fondatori dell’ANLAIDS, la prima associazione nata in Italia per contrastare la diffusione dell’HIV/AIDS. Il figlio Alessandro ne ha poi raccolto il testimone, diventando un ricercatore di frontiera nel campo della terapia genica e sfruttando una versione «riveduta e corretta» dell’HIV per riscrivere la storia delle malattie genetiche. Fin dal 1996 lavora nell’istituto di ricerca nato grazie alla joint venture tra l’Ospedale San Raffaele e la Fondazione Telethon, l’SR-Tiget: diretto da Luigi Naldini, proprio lo scienziato che per primo ha dimostrato la possibilità di sfruttare l’HIV per costruire vettori di geni terapeutici, questo istituto è oggi tra i protagonisti assoluti nel campo delle terapie avanzate a livello internazionale.   

Attraverso il punto di vista di padre e figlio, La cura inaspettata ricostruisce quarant’anni di ricerca sull’HIV: dalla sua identificazione alla scoperta dei farmaci antiretrovirali, dall’utilizzo di una versione «innocua» del virus nella terapia genica alle questioni ancora aperte in termini scientifici e di accesso alle terapie. Il tutto attraverso le storie di personaggi famosi che hanno segnato l’immaginario collettivo, come Freddie Mercury, Lady Diana, Madre Teresa di Calcutta o Rudolf Nureyev. Non mancano poi le testimonianze originali di scienziati e medici, pazienti, organizzazioni e associazioni.

In questa storia di scienza e famiglia viene messo in risalto il potere della ricerca nell’offrire soluzioni sorprendenti, il ruolo di personaggi famosi e mezzi di informazione nell’influenzare l’opinione pubblica anche in ambito sanitario, la diffusione di fake news, l’emergere di sedicenti terapie alternative, il negazionismo, l’importanza della relazione umana tra medici e pazienti, le diseguaglianze tuttora esistenti nell’accesso alle cure: dinamiche quanto mai attuali, anche alla luce della recente esperienza vissuta con la pandemia da Covid-19. E di come, infine, la ricerca italiana abbia avuto un ruolo cruciale nel trasformare il responsabile della “peste del secolo” in farmaci salvavita contro malattie genetiche rare e tumori.

Per l’importante ruolo sociale avuto in questi anni e in particolare in questa storia, gli autori hanno deciso di donare i proventi del libro a Fondazione Telethon e ANLAIDS.

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