Michela Ori è nata a Pisa il 10 Agosto 1972. Si è laureata in Biologia Molecolare e Cellulare cum laude (1997) presso l’Università di Pisa ed ha conseguito (2001) un dottorato di ricerca in Biologia Molecolare e Biofisica della Cellula e dello Sviluppo con un progetto congiunto tra l’Università di Pisa e l’Institut de Génétique, Biologie Moléculaire et Cellulaire (IGBMC) di Strasburgo. Attualmente è Professore Associato presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa ed è responsabile del laboratorio di Neurobiologia dello Sviluppo.

La ricerca nel laboratorio è principalmente focalizzata sullo studio dei meccanismi cellulari e molecolari che regolano lo sviluppo embrionale del sistema nervoso centrale e delle strutture craniofacciali che derivano dalle cellule della cresta neurale. Con solide basi derivanti da una lunga esperienza nella ricerca di base e grazie alle nuove tecnologie, come  gli approcci di gene editing mediati dal sistema CRISPR/Cas9, possiamo oggi sfruttare le nostre conoscenze per capire le basi molecolari di patologie genetiche rare in cui singole mutazioni puntiformi nel DNA possono causare gravi difetti di sviluppo del sistema nervoso e delle strutture craniofacciali come avviene ad esempio nella Sindrome di Pitt-Hopkins. Per i nostri studi utilizziamo modelli di malattie genetiche rare (in particolare Zebrafish) in cui riproduciamo mutazioni specifiche riscontrate nei pazienti: questo ci permetterà di testare terapie ed interventi altamente personalizzati nell’ottica della medicina di precisione.

La biologia dello sviluppo è un fantastico campo di studio che risponde a domande affascinanti su come si forma il nostro cervello o come acquisiamo specifici tratti del viso, ma può anche offrire nuovi strumenti di indagine che costituiscono una concreta prospettiva di aiuto per le persone affette da sindromi genetiche. Lavorare con Telethon è una grande opportunità di crescita personale e professionale e contribuirà all’avanzamento delle conoscenze per aiutare i pazienti con malattie rare. Spero che il nostro lavoro sia anche di incoraggiamento ed esempio per tante nuove giovani scienziate e scienziati

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