Rene Policistico Autosomico Dominante (ADPKD): meccanismi molecolari e cellulari della patogenesi e implicazioni per curare la malattia

  • 5 Anni 2002/2007
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Il rene policistico autosomico dominante (ADPKD) colpisce circa una persona su mille ed e' quindi una delle malattie genetiche piu' comuni. La patologia progredisce lentamente e provoca il dilatarsi di tubuli renali, normalmente dello spessore di un capello, fino a formare dei palloncini pieni di liquido, chiamati cisti. Queste cisti crescono sia per numero che per dimensione, durante la vita di un individuo e causano la perdita totale di funzionalita' renale nella meta' dei pazienti che devono pertanto sottoporsi a dialisi o trapianto renale. Non vi e' al momento alcun rimedio per questa malattia. Un gene chiamato PKD1 e' mutato in circa l'85% dei pazienti. Il prodotto di questo gene e' una grossa proteina (policistina) che si trova sulla superficie dei tubuli renali. Si pensa che la sua funzione sia di interagire con la sostanza su cui le cellule renali poggiano (la matrice extracellulare) e di trasferire informazioni all'interno della cellula. Nei pazienti con una mutazione nel gene PKD1, questa informazione non e' trasferita in modo corretto e questo fa si' che si formino cisti invece di tubuli. Io ho sviluppato un sistema che permette di semplificare e capire questo processo usando delle cellule originariamente isolate dal rene e adattate a crescere in laboratorio, chiamate MDCK. Queste cellule non hanno la policistina sulla loro superficie e pertanto formano cisti e non tubuli, quando cresciute in laboratorio. Tuttavia, inserendo una sorta di "minigene" che contiene PKD1, non solo le cellule presentano la proteina sulla superficie, ma formano anche dei tubuli. Questo sistema maneggevole puo' essere ora usato per studiare come la policistina interagisce con la matrice extracellulare e come trasferisce dentro la cellula l'informazione necessaria per formare tubuli invece di cisti. Capire questo processo e' al momento la nostra unica speranza di poter un giorno intervenire e "aggiustare" la proteina alterata nei pazienti, per ristabilirne la normale funzione.

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