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Che cos’è e come si manifesta la sindrome di Allan-Herndon-Dudley (AHDS)?

La sindrome di Allan-Herndon-Dudley (AHDS) è una rara malattia dello sviluppo del cervello che provoca disabilità intellettiva di gravità variabile, epilessia e disturbi del movimento. Colpisce esclusivamente i maschi e compromette lo sviluppo fin dalla fase prenatale. Nonostante i maschi affetti abbiano gravi problemi nel linguaggio e una capacità limitata di comunicare, mostrano generalmente una propensione all’interazione con gli altri. La maggior parte di questi bambini presentano ipotonia, ovvero uno scarso tono muscolare, e più in generale uno scarso sviluppo (ipoplasia) della muscolatura. Con la crescita sviluppano spesso problemi alle articolazioni, che ne limitano ulteriormente le capacità motorie, così come la spasticità e i movimenti involontari di gambe e braccia. Nella maggior parte dei casi le persone affette da AHDS non sono in grado di muoversi autonomamente e necessitano della carrozzina. Si tratta di una malattia molto rara, probabilmente sotto-diagnosticata, con una prevalenza inferiore a 1 caso su 1 milione. Riguardo alla prognosi, diversi pazienti hanno superato i 60 anni di età, ma l'aspettativa di vita complessiva è ridotta e la qualità della vita è notevolmente compromessa in quanto la maggior parte dei pazienti non riesce a sedersi, alzarsi o camminare in maniera indipendente.

Come si trasmette la sindrome di Allan-Herndon-Dudley (AHDS)?

La malattia è dovuta a mutazioni del gene SLC16A2, che codifica per la proteina MCT8, molto importante per lo sviluppo del sistema nervoso. In particolare, questa proteina è responsabile del trasporto all’interno delle cellule nervose di uno degli ormoni tiroidei, la triiodotironina (T3), che risulta fondamentale per lo sviluppo del cervello fin da prima della nascita. Il difetto nella proteina di trasporto porta a un aumento dei livelli circolanti di T3, che possono risultare tossici anche per altri organi. La malattia si trasmette con modalità recessiva legata all’X: in generale, i figli maschi di madri portatrici sane della mutazione hanno un rischio del 50 per cento di essere affetti, mentre le femmine hanno il 50 per cento di probabilità di essere a loro volta portatrici sane.

Come avviene la diagnosi della sindrome di Allan-Herndon-Dudley (AHDS)?

La diagnosi si basa sui segni clinici e sulla presenza di livelli alterati dell'ormone tiroideo nel siero: livelli molto elevati di T3, livelli bassi o normali di T4 e livelli normali o lievemente elevati di TSH. La diagnosi è confermata dai test molecolari che evidenziano le mutazioni nel gene SLC16A2. La diagnosi prenatale di un maschio con AHDS è possibile se è nota la mutazione presente nella madre.

Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per la sindrome di Allan-Herndon-Dudley (AHDS)?

Non esiste al momento una cura, il trattamento disponibile è solo sintomatico e di supporto. La fisioterapia, la logopedia e la terapia occupazionale possono portare benefici. È possibile trattare la distonia con alcuni farmaci, come gli anticolinergici, la L-DOPA, la carbamazepina o il lioresal. Le crisi epilettiche, se presenti, possono essere controllate con i farmaci antiepilettici standard. Il trattamento per l'ipotiroidismo non sembra portare benefici. Attualmente è in corso un trial clinico sperimentale volto a valutare l’efficacia di una molecola che svolge funzione analoga al T3 ma che non necessita di MCT8 per entrare nelle cellule.

Ultimo aggiornamento

02.09.20

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