• 2 Anni 2000/2002
  • 103.291€ Totale Fondi
La resistenza insulinica (RI), cioè la ridotta capacità dei tessuti di "sentire" l'effetto dell'insulina, è una delle cause che porta al diabete di tipo II (DT2, quello degli adulti) ed alla malattie cardiovascolari (MCV) quali infarto ed ictus. La RI ha, quindi, costi sociali ed economici sia in termini di morbidità che di mortalità alquanto elevati. Ad oggi non esistono terapie sicure per la RI, poiché le cause della stessa sono poco note. Capire le cause della RI potrebbe permettere la messa a punto di strategie terapeutiche atte ad impedire o a ridurre l'evoluzione del DT2 e delle MCV. La RI riconosce una suscettibilità genetica ma, a tutt'oggi, i geni coinvolti non sono noti. Gli insuccessi della maggioranza degli studi finora condotti è da attribuirsi in gran parte alle casistiche studiate. In tali casistiche, infatti, sono stati identificati come soggetti con RI i pazienti diabetici. Tuttavia ciò ha impedito di capire quanto della RI mostrata da questi pazienti fosse determinata geneticamente e quanto, invece, fosse causata dall'iperglicemia. Anche i geni finora studiati sono stati scelti in maniera del tutto casuale rispetto ai tanti possibili e ciò ha ridotto la probabilità di "pescare" quelli giusti. Ci proponiamo di verificare se 3 geni, PC-1, PTP1B e Grb10, hanno un ruolo nella RI. I tre geni sono stati scelti poiché le proteine da loro codificate modulano la funzione del recettore insulinico, proteina chiave dell'azione ormonale. Poiché la funzione recettoriale è alterata in corso di RI, è altamente probabile che i geni che modulano questa funzione siano coinvolti nella RI. I soggetti studiati saranno scelti fra individui non diabetici in modo da evitare fattori acquisiti in grado di interferire con la sensibilità insulinica. Eventuali dati positivi potrebbero aprire nuove prospettive sia nell'individuazione di soggetti a rischio che per la messa a punto di strategie terapeutiche per la cura del DT2 e MCV.

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