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Che cos’è e come si manifesta la sindrome di Klinefelter?

Con sindrome di Klinefelter (Klinefelter syndrome - KS) si intende la presenza di uno o più cromosomi X sovrannumerari in una persona di sesso maschile. In oltre il 90 per cento dei casi si tratta di una condizione legata alla presenza di un solo cromosoma X sovrannumerario: il cariotipo mostra pertanto 47 cromosomi invece di 46 (47, XXY). Si tratta di una condizione frequente: ha una prevalenza stimata tra 1/500 e 1/1000 e non viene classificata quindi come una malattia genetica rara. Rappresenta la più comune causa di ipogonadismo, in cui si ha una produzione insufficiente di testosterone. In una minoranza di casi, però, i cromosomi X sovrannumerari possono essere anche 2 o 3 (48, XXXY, o 49, XXXXY), oppure possono presentarsi situazioni "a mosaico" in cui vi sono cellule con un cariotipo normale e altre con un cariotipo 47, XXY. Le varianti con corredo cromosomico che comprende più di un cromosoma X extra e le varianti 48, XXXY e 49, XXXXY sono molto meno frequenti e sono perciò classificate come sindromi genetiche rare. Le manifestazioni cliniche differiscono a seconda dell’assetto cromosomico e dell’età del paziente, oltre alle normali variazioni interindividuali. Di solito, i sintomi sono più lievi in caso di mosaicismo. La sintomatologia sembra essere correlata alla quantità di cromosomi X aggiuntivi e include generalmente: alta statura, testicoli piccoli, ingrossamento del tessuto mammario (ginecomastia), azoospermia. Si ha, infatti, una fibrosi testicolare, che determina ipogonadismo e infertilità. L’alta statura è invece legata alla presenza di copie aggiuntive del gene SHOX. Per quanto concerne il neurosviluppo, la condizione può impattare principalmente sul profilo comportamentale (immaturità, insicurezza, timidezza), mentre dal punto di vista cognitivo non vi è una disabilità intellettiva, ma possono esserci delle difficoltà in aree specifiche, principalmente quella del linguaggio. Per questo, si ritiene importante essere agganciati a un centro di riferimento, che consenta di individuare eventuali problematiche in modo da intervenire precocemente con interventi riabilitativi che consentano lo sviluppo del pieno potenziale del bambino. Poiché i sintomi possono essere sfumati, classicamente veniva identificata in età adolescenziale o adulta, nel momento della ricerca di prole. Ad oggi le tecniche di diagnosi prenatale invasiva e su sangue materno hanno consentito di individuare molti più casi. Si stima, comunque, che 2/3 dei casi siano ancora non diagnosticati e che il 25% delle persone con sindrome di Klinefelter non manifesti segni.

Come si trasmette la sindrome di Klinefelter?

Questa anomalia cromosomica è dovuta a un errore naturale, non ereditario, che si realizza durante la maturazione dell’ovocita o dello spermatozoo (meiosi). La meiosi è il processo che porta il numero di cromosomi delle cellule germinali da 46 a 23. Se la coppia di cromosomi XX materni o XY paterni non si disgiunge, l’embrione riceverà due cromosomi X, in aggiunta al cromosoma Y portato dallo spermatozoo. Si determinerà quindi un concepimento maschile con un cromosoma X soprannumerario, per un totale di 47 cromosomi. L’errore della meiosi non è correlato a comportamenti della madre o del padre o a stili di vita particolari, sebbene la sua incidenza abbia una certa correlazione con l’età materna avanzata.

Come avviene la diagnosi della sindrome di Klinefelter?

La diagnosi avviene sempre più frequentemente già durante la gravidanza, a seguito della richiesta della coppia di genitori di analisi prenatali, sia attraverso procedure invasive quali prelievo dei villi coriali o amniocentesi (in cui viene eseguita l’analisi tradizionale del cariotipo), sia attraverso il test del DNA fetale circolante (test non invasivo di screening). In assenza di diagnosi prenatale, la sindrome viene sospettata e diagnosticata solo nel 25% dei casi e in particolare solo nel 10% dei bambini prima della pubertà. In età pediatrica il riconoscimento è sicuramente più difficile, poiché i segni e i sintomi della sindrome sono ancora poco specifici: in alcuni casi è possibile osservare un ritardo nell’acquisizione delle prime tappe dello sviluppo motorio, o ancora più spesso un ritardo nell’acquisizione dei principali stadi dello sviluppo del linguaggio (ridotta abilità linguistica ma buona comunicazione non verbale). Durante l'adolescenza, segni e sintomi della sindrome diventano più manifesti: in particolare, è fondamentale monitorare annualmente l’andamento dello sviluppo puberale, con particolare attenzione alle modifiche del volume dei testicoli. Con l’età adulta la sindrome diventa decisamente più evidente, sebbene ci siano dei casi in cui comunque non viene riconosciuta: è fondamentale quindi ricercare segni e sintomi specifici quali l’ipogonadismo ipergonadotropo (ovvero un ridotto funzionamento dei testicoli, che riduce i livelli di testosterone rispetto alla norma nel 65-85% dei casi) e infertilità (azoospermia). Inoltre, in maniera variabile, possono associarsi anche alta statura, adiposità addominale, ipertrofia delle mammelle (ginecomastia), osteoporosi.

Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per la sindrome di Klinefelter?

È importante che le persone affette da sindrome di Klinefelter seguano un percorso assistenziale mirato e multidisciplinare. È quindi fondamentale che, a qualunque età avvenga il sospetto diagnostico, il soggetto sia indirizzato a un centro di riferimento, affinché l’equipe multidisciplinare approfondisca i vari aspetti per giungere a una diagnosi e programmare i relativi interventi. In caso di diagnosi in età pediatrica o adolescenziale, è molto importante il contatto con il servizio di Neuropsichiatria infantile, che può offrire una valutazione completa delle abilità del bambino e dei bisogni dei genitori, nonché un supporto per gestire eventuali difficoltà comportamentali o relazionali durante quel complesso periodo di crescita fisica e psicologica che è l’adolescenza. in età adulta, invece, è di particolare importante la consulenza di un endocrinologo, per valutare se e quando prescrivere una terapia ormonale sostitutiva e monitorare le possibili co-morbidità associate alla sindrome (metaboliche, cardiovascolari, ossee, neoplastiche, autoimmuni). La valutazione della fertilità è invece affidata alla consulenza andrologica e genetica.

Ultimo aggiornamento

08.05.23

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