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Che cos’è e come si manifesta la sindrome da iper-IgE?

La sindrome Iper-IgE (Hyper IgE Syndrome, HIES) comprende un gruppo di immunodeficienze primitive rare (circa un caso su 100.000-1.000.000) caratterizzate dalla triade dermatite cronica, infezioni che tendono a ricomparire ed elevati livelli di IgE (> 2000 UI/ml). Sono note sia forme a trasmissione autosomica dominante (AD-HIES) sia forme più rare e gravi a trasmissione autosomica recessiva (AR-HIES). La sindrome Iper-IgE autosomica dominante (AD-HIES, conosciuta anche come sindrome di Giobbe) è un’immunodeficienza primitiva caratterizzata da un malfunzionamento del sistema immunitario che predispone a gravi infezioni. Nella maggior parte dei pazienti affetti da AD-HIES, la prima manifestazione clinica è un rash neonatale. Dai primi mesi di vita è presente una dermatite cronica di tipo eczematoso, molto pruriginosa, da cui il nome di “Sindrome di Giobbe”. Sono tipiche le infezioni da Stafilococco aureo con formazione di ascessi ricorrenti, sia cutanei che che negli organi interni, infezioni polmonari, e infezioni fungine croniche da candida a livello di orofaringe, esofago e unghie. Sono colpiti anche il tessuto connettivo e lo scheletro. Possono essere presenti dei tratti facciali distintivi (facies tipica) ed è caratteristico il mantenimento dei denti decidui. La malattia può essere associata anche allo sviluppo di alcuni tipi di tumori (in particolare leucemie o linfomi).

Come si trasmette la sindrome da iper-IgE?

La Sindrome AD-HIES è causata da mutazione del gene STAT3 (Signal Transducer and Activator of Transcription 3) identificato nel 2007. La malattia è a trasmissione autosomico dominante: la probabilità di trasmissione da parte del genitore affetto a ciascun figlio è del 50%, anche se con variabilità di espressione. Sono state osservate frequentemente anche mutazioni “de novo”, cioè non presenti nei genitori. Più raramente, la malattia si manifesta con modalità autosomica recessiva: se in una coppia entrambi i genitori sono portatori sani di una mutazione, a ogni gravidanza si ha un rischio del 25% di generare figli affetti, il 50% di possibilità di avere figli portatori sani e il 25% di avere figli sani non portatori.

Come avviene la diagnosi della sindrome da iper-IgE?

Il sospetto diagnostico è innanzitutto clinico e può essere posto già nei primi mesi di vita a causa della presenza spesso di un rash neonatale e/o dermatite eczematosa particolarmente difficili da trattare. Sono frequenti anche ascessi (cutanei o di organi interni) o infezioni polmonari gravi, in particolare da Stafilococco aureo e candidiasi mucocutanea. La “facies tipica” si manifesta nel tempo, così come le alterazioni ossee. La patologia è associata a un’aumentata produzione di IgE (anticorpi che normalmente proteggono da infezioni parassitarie) e eosinofilia (un accumulo di un particolare tipo di globuli bianchi nel sangue). La diagnosi viene confermata dall’analisi genetica. Nelle gravidanze da coppie in cui sia stato già identificato il difetto genetico in uno o entrambi i genitori è possibile effettuare la diagnosi prenatale.

Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per la sindrome da iper-IgE?

Gli interventi terapeutici si avvalgono soprattutto della terapia antibiotica e antifungina tempestiva e adeguata per fronteggiare le varie infezioni. Gli ascessi polmonari possono richiedere l'intervento chirurgico. È indicata la profilassi antibiotica e antifungina cronica a vita e la profilassi vaccinale secondo calendario. In questa malattia rara è purtroppo frequente un ritardo diagnostico che determina gravi complicanze: è necessaria la presa in carico presso centri specializzati in immunodeficienze primitive dove i problemi acuti sono gestiti in maniera adeguata e dove è effettuata la sorveglianza delle infezioni. Al momento non è indicato il trapianto di cellule staminali ematopoietiche.

Ultimo aggiornamento

25.09.19

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