«Ho scelto la strada della ricerca perché sapevo di non avere il carattere giusto per fare il medico. Però il desiderio di trovare delle soluzioni per chi sta male mi accompagna da sempre: ecco perché sin dai tempi della tesi di laurea mi sono orientata su una ricerca prossima all’applicazione clinica».

Alice Pievani, 29 anni, è una new entry dell’Istituto Telethon Dulbecco: è soltanto da luglio infatti che è entrata a far parte del gruppo di ricerca guidato da Marta Serafini, Assistant Telethon Scientist presso l’Ospedale San Gerardo di Monza.

«Prima di arrivare qui lavoravo all’ospedale Lanzani di Bergamo, dove testavamo un approccio terapeutico sperimentale per le leucemie, provando a suscitare una risposta immunitaria contro il tumore per indurne la regressione. Purtroppo si trattava di pazienti in fase terminale, su cui tutte le altre terapie standard non avevano avuto effetto, quindi i risultati ottenuti non sono stati eclatanti… in qualche caso abbiamo osservato un lieve aumento della sopravvivenza, ma niente di più. Decisamente è stata la prima volta in cui ho dovuto confrontarmi con la sconfitta clinica e anche se non ho mai avuto un contatto diretto con i pazienti – ma “soltanto” con le loro cellule – non è stato facile accettarlo».

Ma Alice, nonostante l’aspetto mite, è una persona tosta.

«Dopo diversi anni ho deciso che volevo allargare il mio orizzonte e così, curiosando tra gli annunci presenti on line, sono arrivata da Marta. Qui studiamo una malattia genetica rara, la sindrome di Hurler, che è dovuta al mancato smaltimento di un particolare zucchero da parte di un enzima. Accumulandosi, questa sostanza danneggia vari tessuti: le ossa, il cuore, il cervello, il fegato. Se intrapreso precocemente, il trapianto di midollo osseo può stabilizzare la malattia, ma purtroppo ha scarso effetto sul deterioramento osseo, per ragioni ancora poco chiare. Per questo stiamo studiando, grazie anche alla collaborazione del gruppo di Paolo Bianco della Sapienza di Roma, i meccanismi molecolari alla base dei difetti dello sviluppo del tessuto osseo che si osservano in questi pazienti. È soltanto capendo perché questo fenomeno avviene che possiamo provare a sviluppare delle terapie efficaci».

Il retreat su Navigator of the Seas è stato il “battesimo” di Alice nella comunità Dti: per la prima volta ha presentato i risultati del proprio lavoro di fronte agli altri ricercatori del programma carriere di Telethon. Una bella soddisfazione, tanto quanto la notizia di essere stata selezionata tra altri cento giovani ricercatori come lei per l’assegnazione di uno dei premi per la ricerca della Fondazione Guido Berlucchi Onlus, che proprio lunedì 11 giungo le è stato consegnato ufficialmente.

Per Alice anche l’aspetto della raccolta fondi è molto familiare: «in passato ho partecipato spesso all’organizzazione di banchetti di raccolta fondi per l’Ail, l’Associazione italiana leucemie, e dare così un “volto” ai fondi raccolti. Di Telethon conosco naturalmente la maratona, ma sono pronta a partecipare a qualsiasi evento organizzato sul territorio per dare ancora una volta il mio contributo».

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