Dietro ai suoi occhiali un po' da Harry Potter, Matteo mostra uno sguardo vispo, da vero birbantello. Tipici dei suoi 6 anni. Due piccoli occhi scuri che si illuminano "a giorno" quando vede giocare la sua Inter.

Eppure, di problemi a quegli occhi la sindrome di Marinesco-Sjogren ne ha dati tanti. La casistica dice che le persone affette da questa patologia nascono con una cataratta congenita bilaterale. Matteo ha fatto eccezione solo per qualche tempo; la sviluppa dopo qualche tempo.

E non si tratta dell'unico problema che porta in dote: il piccolo non cammina, ha problemi di linguaggio e ha un ritardo mentale. Ma nell’una né l’altra cosa sono in grado di fermarlo.

Matteo ha un carisma incredibile, una forza interiore che quasi disarma. Matteo non grida IO ESISTO; lo sbatte in faccia al mondo ogni volta che sorride, ogni volta che gioca con i suoi fratelli.

Davide e Giacomo, gemelli, che di anni ne hanno 9, sono una parte importante di questa storia. Anche grazie alla forza e alla pazienza di mamma Gaetana e papà Rosario, non hanno risentito delle attenzioni di cui, necessariamente, il fratellino ha bisogno. Entrambi sono molto legati a Matteo, ma ciascuno gestisce il colpo subito alla notizia della malattia in modo diverso.

Davide è un ottimista e vive le cose con sentimenti positivi. Ha una fiducia incrollabile nella ricerca e non esita a dire: «penso che Matteo camminerà». Lo chiama il "suo cucciolo". Giacomo, viceversa, è un bambino molto razionale, ha un approccio "scientifico".

Fin da piccolissimo amava la medicina e in particolare l’anatomia. Ha sempre voluto sapere e capire, vivendo con la paura che Matteo potesse morire. Per rassicurarlo, la mamma ha dovuto fargli leggere una scheda della malattia che confermava un’aspettativa di vita normale.

Quando Gaetana quest’anno ha partecipato alla Convention di Telethon, Giacomo ha chiesto di andare con lei. Ha seguito i lavori con molto interesse: era l’unico bambino a seguire tutte le conferenze con le cuffie per la traduzione simultanea. Come dire che tutta la famiglia si è stretta attorno a Matteo, per sostenerlo nella sua lotta contro la malattia ma, al contempo, per trovare la forza nella grande dolcezza e nel meraviglioso entusiasmo che il piccolo sa esprimere. Soprattutto, ogni volta che segna l’Inter.

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