Il diabete mellito ha una nuova causa: errori nel gene HMGA1. Si tratta dell’interruttore che accende il gene per il “recettore dell’insulina”, la molecola che si affaccia fuori dalla cellula, “cattura” l’ormone, traduce il suo messaggio e lo trasmette all’interno della cellula. La scoperta è stata fatta su quattro pazienti con diabete mellito di tipo 2 (non insulino-dipendente) e resistenza all’insulina, un’anomalia metabolica caratterizzata dalla ridotta risposta dei tessuti all’azione dell’ormone che controlla i livelli di zucchero nel sangue. HMGA1 produce una proteina che, insieme ad altre, si “siede” in punti specifici del gene bersaglio, il recettore per l’insulina, attivandolo, cioè “accendendolo”.

Il risultato, tutto italiano, è pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Medicine* e viene dal gruppo di ricerca coordinato da Antonio Brunetti presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica “G. Salvatore” dell’Università di Catanzaro “Magna Græcia”. È il frutto di molti anni di ricerca: dal 1997 a oggi Brunetti ha usufruito di due finanziamenti Telethon sulle basi genetiche dell’insulino-resistenza e del diabete di tipo 2, una malattia metabolica molto diffusa che interessa milioni di individui nel mondo. Si tratta di una patologia geneticamente molto eterogenea e, nonostante i fattori genetici e ambientali giochino un ruolo determinante, in realtà non se ne conosce ancora la vera causa. Tra i sintomi, la comparsa di livelli molto alti di glucosio o di insulina nel sangue, spesso associati a obesità e sovrappeso.

All’origine della malattia l’insufficiente produzione di insulina da parte delle cellule beta del pancreas e il ridotto trasferimento, all’interno delle cellule di alcuni tessuti, del messaggio portato dall’ormone, per esempio a causa di difetti del recettore per l’insulina che ne diminuiscono la quantità o il funzionamento. Guasti in tale recettore sono presenti in individui con forme genetiche di insulino-resistenza, come la sindrome di insulino-resistenza e acanthosis nigricans di Tipo A, il leprecaunismo e la sindrome di Rabson-Mendenhall, che costituiscono un ottimo modello sperimentale per lo studio del diabete mellito.

Spiega Brunetti: “In alcuni di questi individui, però, non sono state trovate alterazioni nel gene del recettore insulinico, suggerendo l’esistenza di difetti nell’interruttore che lo accende”. E infatti i ricercatori hanno trovato nelle cellule e nei tessuti di quattro pazienti con forme genetiche di insulino-resistenza e diabete mellito anomalie a carico di questa proteina.

Commenta Brunetti: “La rilevanza di questa scoperta si basa essenzialmente sull’identificazione di un nuovo difetto genetico in individui affetti da sindromi rare di severa insulino-resistenza (resistenza insulinica di tipo A) e diabete mellito di comprovata origine genetica. La comprensione dei meccanismi genetico-molecolari responsabili delle sindromi genetiche e/o acquisite di insulino-resistenza, contribuisce al miglioramento della terapia di tali patologie e alla loro prevenzione nei pazienti a rischio”.

*Foti D et al. Nature Medicine 2005, May 29

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