Studi sul traffico cellulare chiariscono i meccanismi della sindrome di Lowe

Frequentemente le cellule del nostro organismo vengono definite come piccole centrali che contengono al loro interno compartimenti ancora più piccoli. Ciascuno con un compito preciso da assolvere, questi compartimenti, od organelli, sono delimitati da una membrana e hanno una composizione interna specifica. Perché una cellula possa svolgere tutte le sue funzioni è necessario un continuo scambio di materiale tra i vari organelli e che questo scambio avvenga in modo preciso e coordinato. Se precisione e coordinazione nel traffico intracellulare vengono meno - come accade in alcune malattie genetiche - le conseguenze per la cellula e per l’organismo possono essere molto gravi.

Tra le malattie legate a problemi di “traffico intracellulare” c’è la sindrome oculo-cerebro-renale di Lowe (OCRL), che si manifesta con cataratta congenita, disabilità intellettiva, ipotonia muscolare e grave disfunzione renale. Si tratta di una malattia recessiva legata al cromosoma X, quindi colpisce solo i maschi, mentre le femmine ne sono portatrici sane. Il gene coinvolto (OCRL) produce un enzima che si trova nell’apparato del Golgi, la “stazione centrale” del traffico intracellulare; qui l’enzima controlla il livello di uno dei componenti della membrana che circonda l’apparato del Golgi, un fosfolipide responsabile di alcuni processi del traffico intracellulare.

Le attuali possibilità di intervento sulla sindrome di Lowe sono limitate poiché limitata è la comprensione dei suoi meccanismi: studiarli e capire le conseguenze patologiche delle alterazioni del traffico all’interno delle cellule è l’obiettivo di due ricercatrici di Telethon, Antonella De Matteis e Anna Godi del Consorzio Mario Negri Sud.

Il loro lavoro ha portato recentemente alla scoperta* di due proteine che interagendo con questo fosfolipide permettono al traffico intracellulare di avvenire normalmente. In un altro studio** le stesse ricercatrici hanno messo in evidenza l’importanza dei fosfolipidi di membrana nel controllo dei processi di scambio e degli equilibri interni alla cellula.

Benché la comprensione di questi meccanismi sia ancora molto limitata - ha affermato la De Matteis - lo studio dei fosfolipidi e degli enzimi che ne controllano l’attività ci permetterà in futuro di sviluppare nuove strategie per intervenire su quelle malattie che derivano proprio dalla alterazione delle membrane”.

L’interesse del gruppo di ricercatori guidato dalla De Matteis per la sindrome di Lowe non si ferma agli aspetti strettamente scientifici: grazie al sostegno di Telethon e insieme alle famiglie italiane con bambini affetti dalla malattia, sono riusciti a creare l’Associazione Italiana della Sindrome di Lowe (AISLO). Dal maggio 2002 questa Associazione raccoglie famiglie (ad oggi sono 22), specialisti (nefrologi, pediatri, oculisti, neuropsichiatri infantili, genetisti) e ricercatori di base (biologi cellulari e molecolari).

All’origine di questa iniziativa c’è stata l’intenzione di creare un punto d’incontro - afferma la De Matteis - dove le famiglie con congiunti affetti dalla sindrome potessero conoscersi e condividere le proprie esperienze”. Poi, come spesso accade, l’Associazione è diventata il luogo di diffusione di informazioni importanti sulla malattia e sulla ricerca in corso e l’ente al quale rivolgersi per consulenza sui problemi che le famiglie si trovano a fronteggiare. Basti pensare che fino a due anni fa la diagnosi genetica per la Sindrome di Lowe si effettuava solo negli Stati Uniti; oggi invece, grazie all’impegno dell’AISLO e di un’altra ricercatrice di Telethon, la Professoressa Maria Antonietta Melis di Cagliari, la diagnosi può essere fatta anche in Italia.

*Godi A. et al, “FAPPs control Golgi-to-cell-surface membrane traffic by binding to ARF and PtdIns(4)P” Nature Cell Biology 2004 May;6(5):393-404.

**De Matteis AM e Godi A., “PI-loting membrane traffic” Review, Nature Cell Biology 2004 June;6(6):487-492.

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