Bnl per Telethon, le persone che fanno la differenza: Anna Paola De Michele

In 30 anni di partnership la Fondazione ha raggiunto grandi risultati nella ricerca per le cure delle malattie genetiche rare. Grazie a tutti i donatori che l’hanno sostenuta e ad alcuni dei protagonisti della banca.

Anna Paola De Michele

Una storia di successi. Il lungo e appassionato rapporto di collaborazione tra Fondazione Telethon e Bnl Gruppo Bnp Paribas rappresenta un esempio straordinario nel panorama del sostegno privato alla ricerca scientifica. Una sinergia che ha pervaso nel profondo l’organizzazione del Gruppo bancario e che coinvolge da sempre tutti i suoi dipendenti, che si riflettono nella missione della Fondazione.

Abbiamo chiesto ad alcuni di loro di parlarci della loro personale esperienza con e per Telethon, ognuno rispetto al ruolo svolto. «Conoscere i bambini salvati dalla ricerca è stata un’emozione fortissima e sapere che il lavoro dei ricercatori è stato possibile anche grazie a tutti noi mi ha fatto capire che, davvero, insieme siamo più forti» ci ha raccontato Anna Paola De Michele della Direzione Engagment progetto agenzie e case cinematografiche. Conosciamola meglio.

Si presenti…

«Sono Anna Paola De Michele, dal 2002 al 2009 sono stata coordinatrice della raccolta Bnl per Fondazione Telethon, per passare successivamente alla comunicazione digital per il punto vendita, senza comunque interrompere mai sempre la mia collaborazione con il progetto Telethon».

Si ricorda la prima volta che ha sentito parlare di Fondazione Telethon?

«Lo ricordo benissimo perché ha coinciso con il mio primo giorno in Bnl. Sinceramente, la mia conoscenza rispetto alle attività di Telethon precedentemente a quel giorno era praticamente nulla, non guardando spesso la Tv non avevo avuto occasione di assistere alla tradizionale maratona».

Ha un ricordo particolarmente significativo della sua personale esperienza accanto a Fondazione Telethon?

«Il contatto stretto e prolungato con Fondazione Telethon ha contribuito a sviluppare in me una serie di ricordi indelebili. In particolare, conservo nel cuore la memoria dei bambini che il professor Alessandro Aiuti ha salvato da morte certa e il rapporto che questo luminare aveva con loro. Un esempio che traduce efficacemente l’importanza degli sforzi realizzati da chiunque di noi per sostenere la raccolta e la ricerca scientifica».

Se dovesse definire con un aggettivo il suo personale legame con Fondazione Telethon quale utilizzerebbe?

«Beh, direi un rapporto viscerale ed emozionante. La vita di tutti, ma soprattutto quella dei bambini, rappresenta il dono più grande per l’umanità, e pensare che si possa arbitrariamente decidere di trascurare la ricerca sulle malattie rare è una cosa terribile. Ben venga allora Telethon che ha dato un senso più alto anche al mio lavoro».

Cosa ha unito e unisce ancora, secondo lei, Bnl e Fondazione Telethon?

«Il valore della solidarietà, l’aiuto ai più deboli e verso coloro che rimangono esclusi dai principi della globalizzazione. Per Telethon e Bnl è un imperativo che va oltre la logica del profitto, è un impegno umano di solidarietà e di supporto ai più deboli che fa onore al Gruppo».

Che emozioni le suscita ripensare a tutti i grandi risultati che Bnl e Telethon hanno conseguito in questi 30 anni di collaborazione?

«Emozioni fortissime, anche per il lavoro capillare svolto sul territorio e che non si interrompe neanche nei fine settimana grazie anche all’enorme contributo offerto dai volontari.  L’entusiasmo provato quando riscontravamo dal count down finale in diretta televisiva che gli obiettivi di raccolta superavamo le nostre aspettative era una sensazione indescrivibile».

C’è un’idea che proporrebbe per rendere ancora più vincente questa collaborazione?

«Negli anni tanti volontari hanno prestato tempo e lavoro per Telethon indefessamente. Ecco, direi che far vivere da vicino anche a loro il rapporto umano con i malati, i ricercatori, e le famiglie, contribuirebbe a intensificare la tensione emotiva verso il risultato, ovvero un futuro di speranza per tanti bambini».

C’è qualcosa di Fondazione Telethon che vorrebbe sapere o che ancora non conosce?

«Le caratteristiche primarie dell’attività di Telethon che garantiscano un positivo svolgimento della mia collaborazione al progetto le conosco bene. Ho tutti gli elementi. Darei da subito la stessa opportunità di conoscenza anche alle nuove leve che entrano nel Gruppo così che aderiscano sempre più approfonditamente al progetto».

Cosa direbbe a un amico o a un parente per convincerlo a sostenere Fondazione Telethon?

«Le prime leve che sgombrano il campo da ogni equivoco o diffidenza nei confronti delle attività di Fondazione Telethon sono la chiarezza e la trasparenza con cui vengono gestite le risorse provenienti dalla raccolta. Punterei prima su questo aspetto più razionale per poi evidenziare con quanto cuore, passione e abnegazione tutti i ricercatori di Telethon si impegnano per il bene di tanti bambini, e non solo».

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