Il prossimo 29 luglio, a Maschito, i volontari festeggeranno 10 anni consecutivi di coordinamento, coinvolgendo la popolazione, le imprese e le autorità locali in una emozionante serata. Durante l’evento saranno ripercorsi tutti i risultati raggiunti dalla ricerca Telethon in questi dieci anni. Sarà dato particolare risalto alle iniziative dei volontari per sensibilizzare la Basilicata, che in questi anni hanno fatto un lavoro svolto sempre con dedizione, generosità ed entusiasmo. Per l’occasione abbiamo intervistato Eliana Clingo, coordinatore della provincia di Potenza.

Prima di tutto una breve presentazione.

«Sono coordinatrice per la provincia di Potenza, mi occupo di giornalismo. Ho due figli maschi e un marito che sostengono sin dalle prime battute la mia attività di coordinatrice. I miei figli sono cresciuti praticamente con Telethon».

Cosa significa lavorare in una città come Potenza?

«A differenza di quanto si possa pensare nei piccoli centri facciamo più fatica a dare risalto al lavoro di Telethon. Si tende, infatti, a mantenere un rapporto più stretto, quasi parentale, con le piccole associazioni “sotto casa”. Si è portati a pensare che la grande organizzazione abbia meno bisogno di sostegno, in virtù della risonanza nazionale, mentre la piccola associazione di prossimità non gode di alcuna visibilità».

La cosa che più ami della tua città?

«Io non risiedo a Potenza, ma in un centro più piccolo della provincia che si chiama Maschito. Amo la dimensione umana e relazionale che si crea nei centri di provincia. E poi nelle nostre realtà territoriali è sicuramente più semplice raccogliere l’intera comunità, anche se sparuta, intorno a un evento che, per forza di cose, coinvolge sempre tutti».

Una breve descrizione del tuo concittadino tipico?

«Tutta la Basilicata è diversa, non si trova una tipicità comune. In base all’area dove vai trovi caratteristiche diverse, ma se dovessi individuare un tratto comune, direi la lungimiranza, la sensibilità nei confronti della ricerca come opportunità per il futuro. Trovo solo persone meravigliose che si danno da fare, volontari che al freddo e al gelo e nel loro piccolo non si tirano indietro. La ricchezza della provincia è proprio questa!».

Cosa ti ha spinto a diventare un coordinatore della Fondazione?

«Ero ragazzina e sono rimasta affascinata dal treno di Telethon della prima edizione della maratona televisiva di dicembre, nel 1990. La possibilità di raccogliere dei soldi per una causa di cui si sapeva ancora molto poco unita a una carrellata di artisti che sostenevano la stessa causa mettendosi in gioco con le loro performance, ha fatto scoccare la scintilla che solo anni dopo si è potuta concretizzare con un impegno sul campo».

La preparazione di una campagna di piazza è molto frenetica poi quando tutto è finito, qual è la prima cosa che viene in mente?

«Penso all’umanità delle persone che ho incontrato. Rifletto sulla disponibilità delle istituzioni, perché quando propongo qualcosa difficilmente rifiutano girando le spalle. È vero, magari sono stanca, ma sono certa di non essere stata sola».

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