La sindrome dell’ X fragile: riattivazione farmacologica del gene FMR1 e studio dei fattori epigenetici che regolano la sua espressione

  • 2 Anni 2003/2005
  • 86.000€ Totale Fondi
La sindrome del cromosoma X fragile è la forma più comune di ritardo mentale ereditario. La prevalenza dei maschi affetti nella popolazione è di circa 1 su 4000 e quella delle femmine portatrici sane, a rischio di avere figli affetti, 1 su 250. La sindrome è dovuta alla mutazione del gene FMR1 localizzato sul cromosoma X. La mutazione consiste in una amplificazione e metilazione della sequenza di DNA che funge da promotore del gene, bloccandone l'espressione. Viene così impedita la produzione di una specifica proteina, nonostante che la sequenza codificante del gene sia intatta. Possiamo dunque affermare che il gene non è "rotto", ma soltanto "spento". In precedenza abbiamo dimostrato che il gene mutato può essere riacceso in vitro trattando linee cellulari di pazienti affetti da sindrome X fragile con sostanze che rimuovono la metilazione e quindi il blocco del promotore. Con il progetto attuale ci proponiamo di approfondire lo studio dei meccanismi che regolano l'espressione del gene FMR1, estendendo le nostre osservazioni dal DNA agli istoni, ossia a quelle proteine nucleari sulle quali è avvolto il DNA e che ne regolano in qualche modo l'espressione. In altre parole, intendiamo studiare i fattori "epigenetici" che controllano l'attività del gene FMR1, per capire meglio come e perchè la mutazione provoca lo spegnimento del gene. Il nostro obiettivo è quello di favorire il trasferimento in vivo dei risultati ottenuti in vitro, nella speranza che ciò possa portare ad una cura farmacologica della sindrome.

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