Giancarlo Musu è quello che si definisce un veterano. Si può dire che Telethon lo abbia visto nascere in Italia. Il tramite che lo ha condotto ad offrire un impegno costante in favore della ricerca scientifica si chiamava Luca. Era suo figlio, affetto da distrofia di Duchenne.

«La malattia è stata diagnosticata quando Luca aveva 18 mesi» racconta Giancarlo, e da quel momento lui e sua moglie Manuela, scomparsa nel 2017 come Luca, non hanno cessato un attimo di lottare affinché si mantenesse viva la speranza di arrivare a una cura di queste patologie. Prima attraverso l’adesione alla sezione della Uildm di Chivasso e poi animando le attività di raccolta fondi per la Fondazione Telethon nella provincia di Cuneo, di cui Giancarlo è diventato coordinatore provinciale un anno fa.

Lui che è fondamentalmente un esecutivo, ha preferito mantenere attivo il suo impegno sul campo come volontario, fino a “capitolare” e assumere il ruolo di governo di un territorio di cui ancora deve assumere la piena conoscenza. «Diciamo che in questo momento lavoro un po’ in remoto. Io abito a Brandizzo, nella cerchia suburbana di Torino, e la provincia di Cuneo non è facilmente raggiungibile tutte le volte che vorrei, ma ho degli ottimi collaboratori sul territorio che si prendono cura delle iniziative per sensibilizzare il territorio rispetto ai temi delle malattie genetiche».

A Brandizzo, invece, in tutti questi anni Giancarlo ha fatto proseliti e ha riunito intorno a sé l’intera comunità cittadina: «Sono entrato nelle scuole già molti anni fa, quando Telethon era noto quasi esclusivamente per la maratona che si svolgeva in uno o due giorni. Oggi le dinamiche sono completamente diverse, la visibilità della Fondazione è diffusa e i canali di informazione, soprattutto grazie allo sviluppo dei social media, si sono moltiplicati».

Nonostante la sofferenza che ha costellato l’ultimo periodo della sua vita, Giancarlo, che ancora lavora come operatore tecnico presso la SMAT, l’azienda multiservizi di Torino, mantiene dritta la barra sul nuovo incarico. Nella provincia di Cuneo c’è ancora tanto da fare. «Per prima cosa dobbiamo organizzarci per definire un coordinamento. Incontrarsi con il gruppo di volontari che sto raggruppando intorno alle attività di raccolta non è sempre agevole. Allora l’idea è di individuare un agriturismo nel nostro bel territorio da trasformare in saltuario quartier generale».

Obiettivo futuro è quello di richiamare l’attenzione e l’impegno di tutti i soggetti territoriali che possono contribuire ad incrementare la raccolta di donazioni e, soprattutto, la consapevolezza che attraverso un’azione corale si possono raggiungere risultati migliori. Giancarlo ne è profondamente convinto e ha già chiesto il contributo e la collaborazione di molte associazioni, tra cui quella che riunisce gli alpini e i carabinieri. E poi lo sport che Giancarlo considera «un vero propulsore di solidarietà». «Vorrei riproporre – spiega – lo stesso format della maratona calcistica che ho già collaudato nel territorio di Brandizzo. Ben 15 ore di calcio giocato consecutivamente e che attrae giovani e meno giovani».

Storie dei volontari