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Che cos’è e come si manifesta la fibrosi cistica?

La fibrosi cistica è la malattia genetica ereditaria più frequente tra le popolazioni di origine caucasica (Europa e Nord America), con un’incidenza in Italia di un neonato malato ogni 2500-3000 nati sani. La malattia esordisce in genere durante la prima infanzia: nelle persone colpite secrezioni come muco bronchiale o succo pancreatico sono più dense del normale, con effetti dannosi soprattutto a carico degli apparati respiratorio e digestivo. Questi pazienti vanno incontro a bronchiti o broncopolmoniti ricorrenti, provocate da particolari batteri che danno luogo a infezione e infiammazione cronica, con progressivo deterioramento della funzionalità respiratoria. Circa l’85 per cento dei malati presenta anche insufficienza pancreatica, che si traduce in diarrea con perdita di grassi, malnutrizione, difficoltà di crescita in peso e in altezza già dall’infanzia. Nel tempo il danno pancreatico può portare allo sviluppo di diabete e danni al fegato. Altra caratteristica comune è l’alto contenuto di sale nel sudore. I maschi, inoltre, sono quasi sempre sterili, a causa dell’ostruzione dei dotti deferenti, i condotti che portano lo sperma all’esterno. La prognosi della patologia non è buona: l’aspettativa di vita dipende dall’evoluzione delle complicanze polmonari, determinate da un insieme di fattori genetici e non, ma in media è di circa 40 anni. Oltre alla forma classica della patologia possono presentarsi anche forme “atipiche” dall’andamento più mite, in cui i sintomi si presentano in ritardo o comunque limitatamente ad alcuni organi.

Come si trasmette la fibrosi cistica?

La fibrosi cistica è dovuta ad alterazioni del gene CFTR, che codifica per una proteina coinvolta nella regolazione del flusso di acqua e ioni attraverso la membrana cellulare. La malattia si trasmette con modalità autosomica recessiva: per manifestarla bisogna ereditare un gene difettoso da ciascuno dei genitori, entrambi portatori sani (e che non manifestano alcuna sintomatologia). In Italia si stima che ci sia un portatore sano del gene della fibrosi cistica ogni 25-30 persone. A ogni gravidanza una coppia di portatori sani ha una probabilità su quattro di avere un figlio affetto da fibrosi cistica.

Come avviene la diagnosi della fibrosi cistica?

La diagnosi di fibrosi cistica si basa sull’esecuzione del test del sudore, che misura la concentrazione di sale nel sudore ed è confermata dall’identificazione di mutazioni nel gene CFTR. Oggi in Italia la diagnosi si basa su procedure di screening neonatale della malattia, piuttosto che in base ai sintomi. Le coppie di portatori sani possono eseguire la diagnosi prenatale, mediante il test genetico su un prelievo di villi coriali.

Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per la fibrosi cistica?

Le cure per la fibrosi cistica vengono impostate e monitorate presso centri specializzati e, in base alla legge nazionale 548/1993, ogni Regione dispone di un centro specializzato per la patologia. Le cure attualmente disponibili consistono principalmente nella rimozione delle secrezioni dai bronchi mediante fisioterapia, riabilitazione respiratoria e aerosol, nella somministrazione di antibiotici per il trattamento delle infezioni respiratorie e, in caso di insufficienza pancreatica, in una dieta integrata dalla somministrazione di vitamine ed enzimi pancreatici. In caso di malattia polmonare molto avanzata è possibile il trapianto di polmoni. Nel 2015 è stato approvato ivacaftor, il primo farmaco in grado di agire specificamente sul meccanismo della malattia migliorando la performance della proteina CFTR difettosa; il farmaco tuttavia è efficace soltanto per il 5% di tutte le mutazioni associate alla fibrosi cistica. Nel 2019 è stato approvato negli Usa un nuovo farmaco per la fibrosi cistica che è la combinazione di tre principi attivi diversi: complessivamente, potrebbero beneficiarne fino al 90% dei pazienti affetti da fibrosi cistica negli Usa, mentre in Italia questa percentuale si riduce a circa il 70% a causa di una diversa frequenza della mutazione che risponde alla triplice combinazione. Nell'estate del 2020 la tripla combinazione è stata approvata anche dall'Agenzia europea del farmaco per i pazienti omozigoti per la mutazione più frequente (F508del) e anche per quelli con una sola copia di questa mutazione associata a una seconda mutazione con funzione “minima” della proteina CFTR.

Ultimo aggiornamento

17.02.21

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