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Che cos’è e come si manifesta la ceroidolipofuscinosi neuronale?

Le ceroidolipofuscinosi neuronali (NCL) sono un gruppo di malattie neurodegenerative progressive ereditarie appartenenti alla famiglia delle malattie lisosomiali. Sono caratterizzate dall'accumulo nei neuroni di ceroido-lipofuscine, molecole granulari pigmentate che non sono degradate dalla cellula. I sintomi sono insufficienza visiva, epilessia e progressivo declino delle capacità cognitive e motorie. Esistono diverse forme classificate in base all’età d’insorgenza: congenita, infantile, tardo-infantile, giovanile e adulta. Tali forme includono molteplici varianti, che si diversificano per tipo di mutazione genica, esordio, progressione e entità dei sintomi. È anche descritta una variante di “epilessia progressiva con ritardo mentale tipo finlandese” i cui sintomi si rendono evidenti 2-5 anni dopo l'esordio delle crisi epilettiche, progredendo durante la vita adulta con lievi o assenti disturbi visivi. Sebbene tutte le forme portino a disabilità grave, prognosi e aspettativa di vita variano notevolmente, da poche ore o giorni dopo la nascita nella forma congenita, fino ai 50 anni nel caso della forma adulta.

Come si trasmette la ceroidolipofuscinosi neuronale?

Le ceroidolipofuscinosi neuronali sono malattia monogeniche, ossia ciascuna forma o variante è causata dalla mutazione di un singolo gene; lo stesso gene può presentare mutazioni differenti da paziente a paziente. Ad oggi sono stati identificate circa 440 diverse mutazioni in 13 geni distinti (CLN1-CLN13), per la maggior parte dei quali la funzione non è ancora nota. Generalmente la malattia è trasmessa con modalità autosomica recessiva: i genitori sono entrambi portatori sani e la probabilità di avere un figlio malato è del 25% per ogni gravidanza. Fa eccezione la forma adulta associata al gene CLN4, che viene ereditata con modalità dominante: basta ereditare il difetto da uno solo dei genitori per manifestare la malattia.

Come avviene la diagnosi la ceroidolipofuscinosi neuronale?

La diagnosi viene effettuata in base al quadro clinico: esame neurologico e oftalmologico, indagine genetica ed eventualmente specifici test enzimatici. L’analisi ultrastrutturale mediante microscopia dei linfociti circolanti o di biopsia cutanea consente l’ulteriore caratterizzazione del profilo patologico. La diagnosi prenatale è possibile se il gene mutato è stato già identificato nella famiglia; alternativamente, è possibile in alcuni casi eseguire i test enzimatici.

Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per la ceroidolipofuscinosi neuronale?

In generale non esistono terapie risolutive per le ceroidolipofuscinosi neuronali, ma soprattutto cure palliative. Il grosso limite è rappresentato dalla scarsa conoscenza patogenetica e di molti dei geni coinvolti. Attualmente è disponibile un solo trattamento specifico per una forma di CLN (la CLN2) che si basa sull’inoculo nel sistema ventricolare degli emisferi cerebrali della proteina mancante in questa malattia. La terapia è disponibile dal 2019: i risultati di 4 anni di studi clinici suggeriscono un rallentamento dell’evoluzione della malattia, ma non ci sono prove di guarigione. Sono in corso altri studi sperimentali e trial clinici di terapia genica o con cellule staminali, terapia farmacologica anti-infiammatoria o mirata a favorire lo smaltimento degli accumuli lisosomiali. 

Ultimo aggiornamento

03.08.23

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