Sindrome IPEX: dai ricercatori Telethon-San Raffaele una nuova speranza di cura

Dalla ricerca Telethon - San Raffaele nuove prospettive terapeutiche per una rara malattia genetica del sistema immunitario, la sindrome IPEX: in uno studio pubblicato su Science Translational Medicine, i ricercatori dell'Istituto San Raffaele-Telethon per la Terapia Genica (TIGET) di Milano guidati da Rosa Bacchetta hanno infatti dimostrato in laboratorio le potenzialità della terapia genica nei confronti di questa grave sindrome autoimmune.

Che cos'è la sindrome di IPEX?

La sindrome di IPEX nei bambini colpiti, esclusivamente maschi, provoca un'anomala reazione del sistema immunitario contro una serie di organi e tessuti, in particolare la pelle, il pancreas e il tratto gastro-intestinale. Fin dai primi anni di vita questi bambini presentano diarrea intrattabile, diabete neonatale e grave eczema cutaneo, risultato del costante "attacco" del sistema immunitario contro questi organi, erroneamente percepiti come agenti patogeni alla pari di virus e batteri.

Alla base della sindrome c'è un difetto del gene FOXP3, responsabile dello sviluppo di alcune cellule del sistema immunitario, i linfociti T regolatori, che controllano proprio le reazioni autoimmuni. Quando queste cellule non funzionano correttamente, il sistema immunitario reagisce contro l'organismo stesso. L'unica cura attualmente disponibile per i bambini affetti da IPEX è il trapianto di midollo osseo da donatore, che consente di sostituire con cellule sane tutte quelle del sistema immunitario del paziente. Purtroppo, però, non tutti i pazienti hanno un donatore compatibile: ed è proprio per questi pazienti che potrebbe risultare utile l'approccio terapeutico proposto dal gruppo di ricerca di Rosa Bacchetta.

La ricerca Telethon

I ricercatori del Tiget hanno dimmostrato in laboratorio che grazie alla terapia genica si possono "istruire" i linfociti T del paziente a diventare cellule T regolatorie, quelle che non funzionano a causa del difetto genetico. Attraverso la stessa tecnica che ha permesso di trattare con successo altre malattie del sistema immunitario come l'Ada-Scid e la sindrome di Wiskott-Aldrich, gli scienziati hanno fornito alle cellule T prelevate dai pazienti una versione sana del gene FOXP3.

Per trasferire il gene sano hanno utilizzato un virus reso innocuo ma ancora capace di entrare nelle cellule e trasferirvi il proprio patrimonio genetico. Il gene sano si è dimostrato capace di indurre le cellule a diventare T regolatorie perfettamente funzionanti e in grado di espletare la loro funzione di controllo dell’autoimmunità, anche in condizioni di infiammazione. Con il vantaggio ulteriore di essere cellule del paziente e di non poter in alcun modo scatenare reazioni di rigetto.

Questi risultati aprono così una nuova prospettiva terapeutica per l'IPEX e il prossimo obiettivo dei ricercatori è capire se effettivamente, una volta iniettate nei pazienti, queste cellule T regolatorie "artificiali" siano in grado di controllare i sintomi della malattia. Questo approccio potrebbe anche essere esteso ad altre patologie del sistema immunitario in cui la malattia è causata da una auto-aggressione di diversi organi.

Lo studio è stato possibile grazie a finanziamenti della Fondazione Telethon (Tele10A4), Ministero della Salute (RF-2009-1485896), e il Seventh Framework Project of the European Community (Cell-PID).

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