Francesco con papà Antonio durante la Walk of Life di Napoli

Mauro Mancini, il regista che aveva raccontato la sua storia in un bellissimo cortometraggio, lo aveva chiamato «Il bambino più forte del mondo». Perché come i supereroi, i suoi idoli, voleva superare i propri limiti. I freni imposti dalla glicogenosi di tipo II, una malattia genetica terribile.

E lui, Francesco, Ciccio per chi gli era vicino, era davvero un bambino forte, che ha combattuto la sua malattia con un coraggio degno del suo Spiderman. Fino a sabato mattina, quando la sua battaglia si è fermata. All'improvviso. Con quella cattiveria che usano le malattie rare.

Ciccio, che avrebbe compiuto 8 anni a maggio, era un amico di Telethon, un supereroe prestato alla ricerca. Perché fin dal primo incontro, nell'agosto 2011, lui, mamma Nadia e papà Antonio hanno scelto di diventare compagni di viaggio della nostra Fondazione.

Hanno voluto mettere da parte le difficoltà e le sofferenze che la glicogenosi comportava e si sono raccontati: offrendo la loro straordinaria umanità, il loro grande amore per la vita, la loro incredibile forza ad una causa che ritenevano giusta, importante; una sfida da combattere insieme.

La sua storia, raccontata nella maratona 2011, aveva levato il fiato e imposto il silenzio. In studio, come davanti alla tv. Per la forza e la dolcezza di questo bimbetto che non si arrendeva mai; neppure quando, per sollevare un cuscino doveva faticare come se alzasse un macigno.

Francesco e la sua famiglia sapevano che la ricerca non fa miracoli, che ha tempi lunghi, che a beneficiare dei progressi e dei risultati potrebbero essere generazioni future. Ma hanno voluto fare la loro parte, esponendo anche le proprie debolezze, senza remore, perché come raccontava mamma Nadia: «Di una cosa siamo convinti: è importante garantire fondi costanti alla ricerca. Non possiamo fermarci, non ora».

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