Nato a Bologna nel 1959, Roberto De Giorgio si è laureato nel 1984 in Medicina e Chirurgia presso l’Università della sua città. Si è poi specializzato in Medicina Interna (1990), ha ricevuto un Dottorato in Fisiopatologia (1998) e poi si è specializzato in Gastroenterologia (2006). Ha svolto il suo post-doc al CURE/Digestive Diseases Center dell’Università di UCLA (Los Angeles, CA, USA) dal 1989 fino al 1993. Fino al 2017, è stato professore associato dell’Università di Bologna e ha svolto attività assistenziale presso il Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna, dove ha contribuito allo sviluppo di un laboratorio traslazionale di Neurogastroenterologia.
Attualmente è professore ordinario in Medicina Interna presso il Dipartimento di Medicina Traslazionale dell’Università degli Studi Ferrara.
Roberto De Giorgio si occupa da anni di neurogastroenterologia e dei meccanismi di regolazione della fisiologia dell’apparato digerente, con particolare attenzione alle funzioni motorie digestive. Da ciò nasce il suo interesse per i meccanismi che regolano la motilità esofago-gastro-intestinale e le ripercussioni fisiopatologiche che possono determinare sintomi. In particolare, il suo expertise è in ambito delle malattie motorie del tratto digestivo con particolare interesse verso la pseudo-ostruzione intestinale conica (nota con l’acronimo di ‘CIPO’, ossia chronic intestinal pseudo-obstruction), il fenotipo clinico più grave fra tutte le condizioni caratterizzate da dismotilità. In collaborazione con il dipartimento di Genetica Medica (con la Prof.ssa Elena Bonora) dell’IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna – Policlinico di S.Orsola-Malpighi ha sviluppato e tuttora conduce progetti di ricerca volti a identificare le cause genetico-molecolari della pseudo-ostruzione intestinale cronica. Tale collaborazione ha portato all’identificazioni di vari geni mutati responsabili di CIPO, come ad esempio il RAD21. Di questo gene, grazie alla Fondazione Telethon, è stato recentemente sviluppato un modello knock-in nel topo in grado di rappresentare le principali alterazioni fisiopatologiche e neuropatologiche osservate nella CIPO relata alla mutazione RAD21. L’obiettivo futuro delle ricerche sulla CIPO sarà quello di portare ad una maggiore conoscenza della malattia, migliorare la gestione dei pazienti ed alleviare le loro sofferenze con terapie mirate.

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