Nato a Viterbo nel 1970, Pietro Pichierri si è laureato in Scienze biologiche presso l’Università della Tuscia, dove ha anche conseguito il dottorato di ricerca in Biochimica nel 2003. Dopo un post-doc presso il CNRS a Villejuif, in Francia, Pietro Pichierri è rientrato in Italia alla fine del 2004 in seguito all’assegnazione di un finanziamento Telethon. Attualmente coordina un gruppo di ricerca presso la sezione di Cancerogenesi sperimentale e computazionale del dipartimento Ambiente e connessa prevenzione primaria dell’Istituto superiore di sanità a Roma, che studia i meccanismi alla base del mantenimento della stabilità del genoma durante la replicazione del Dna. Difetti in questi meccanismi sono alla base di malattie genetiche denominate sindromi da fragilità cromosomica, tra cui l’anemia di Fanconi, le sindromi di Werner e di Bloom e la sindrome di Seckel.
Sono sempre stato affascinato dai meccanismi molecolari presenti nelle nostre cellule sin dal liceo. Mi sono iscritto a Biologia perché volevo fare ricerca in campo biomedico. La molla più forte che mi ha spinto è la curiosità di scoprire come funzionano le nostre cellule, e, se possibile dare un piccolo contributo alla comprensione delle basi molecolari delle patologie umane.

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