Transizione Epitelio-Mesenchimale e Meccanismi di Cross Talk nello sviluppo della Fibrosi Epatica nei difetti congeniti di Fibrocistina (Fibrosi Epatica Congenita)

  • 3 Anni 2009/2012
  • 218.200€ Totale Fondi
Mutazioni del gene PKHD1 sono la causa di gravi malattie epatiche che comprendono la Fibrosi Epatica Congenita (CHF) e la Malattia di Caroli (CD), caratterizzate da malformazioni cistiche dei dotti biliari con marcata fibrosi epatica ed ipertensione portale, una complicanza che si sviluppa anche nella cirrosi epatica avanzata. Il gene PKHD1 codifica la fibrocistina, una proteina espressa dalle cellule dei dotti biliari che regola le interazioni con la matrice dove risiedono. Nel topo, l’alterazione del gene omologo determina una malattia epatica che riproduce la CHF/CD. Tra i vari meccanismi, la fibrosi epatica può essere la conseguenza di un processo biologico, importante nello sviluppo embrionale e denominato transizione epitelio-mesenchimale (EMT), in cui le cellule epiteliali si trasformano in cellule mesenchimali, acquisendo quindi la capacità di formare fibrosi. L’EMT è stata sinora descritta nelle malattie renali e polmonari, ma non ancora nelle malattie genetiche del fegato. In questo progetto testeremo l’ipotesi che il difetto di questa proteina, la fibrocistina, causa fibrosi epatica mediante l’attivazione dell’EMT nell’epitelio delle cisti biliari. Nei nostri studi preliminari eseguiti sia nell’uomo che nel topo con difetto di fibrocistina, abbiamo osservato che le cellule dei dotti biliari esprimevano caratteristiche compatibili con la EMT. Utilizzando un modello murino con la mutazione del gene Pkhd1, studieremo se le cellule biliari con difetto di fibrocistina mostrano anche aspetti funzionali riconducibili all’EMT, quali motilità e produzione di proteine del tessuto fibroso. Studieremo poi se due peculiari meccanismi di trasmissione del segnale all’interno della cellula (Wnt e Hedgehog), modulano l’EMT nelle cellule biliari con mutazione della fibrocistina. Infine, studieremo il ruolo di un recettore che attiva importanti molecole che promuovono l’EMT (TGF-b), chiamato integrina avb6, e gli effetti della sua inibizione farmacologica in vivo.

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