Studio dei meccanismi di controllo cerebrale dei movimenti facciali in pazienti con sindrome di Moebius dopo l’intervento di animazione facciale

  • 1 Anni 2014/2015
  • 41.500€ Totale Fondi
La sindrome di Moebius è una malformazione congenita che colpisce i muscoli e i nervi del volto e quelli deputati ai movimenti oculari. I sintomi (paralisi del volto e fissità dello sguardo) sono presenti alla nascita e rimangono stabili per tutta la vita. In alcuni pazienti selezionati si può compensare l’assenza di muscoli facciali tramite un intervento chirurgico di “animazione facciale”, che consiste nell’impianto nelle guance di un lembo muscolare proveniente da un muscolo della coscia. Il muscolo impiantato, in pochi mesi viene raggiunto e controllato da un nervo, permettendo così dei movimenti volontari del volto. Obiettivo di questo progetto è indagare con metodiche non invasive l’attivazione cerebrale nei pazienti post-chirurgici durante l’esecuzione di movimenti, per stabilire una correlazione fra ciò che succede nel cervello e l’abilità nel produrre movimenti. Non è noto, infatti, come il cervello riesca a controllare un movimento di cui non ha mai avuto esperienza ma che all’improvviso compare nel repertorio di movimenti di una persona. Crediamo che la variabilità fra soggetti nella capacità di produrre movimenti facciali volontari e spontanei dopo l’intervento di animazione facciale sia almeno in parte da attribuire alla variabilità con cui il cervello “accoglie” il nuovo movimento e lo controlla. Il punto di arrivo sarà descrivere quali tipi di attivazioni cerebrali predicono un migliore controllo motorio facciale. Per mappare in maniera non invasiva l’attività del cervello in diretta durante l’esecuzione di movimenti del volto utilizzeremo tecnologie d’avanguardia quali la magnetoencefalografia e la risonanza magnetica funzionale. La prospettiva a breve termine è comprendere meglio gli effetti del trattamento chirurgico di animazione facciale anche a livello cerebrale, un argomento che non si può ignorare per prevedere l’esito dell’intervento, dato che è il cervello che genera i movimenti. L’obiettivo a lungo termine è fornire informazioni essenziali per la selezione dei pazienti per l’intervento chirurgico e per la riabilitazione motoria e logopedia successiva.

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