Leptina, stato metabolico e cellule T regolatorie naturali: basi cellulari e molecolari per un un intervento immunoterapeutico innovativo nel diabete di tipo 1

  • 3 Anni 2009/2012
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La malnutrizione rappresenta la causa più frequente di morte per malattie infettive nei paesi meno sviluppati. Il deficit nutrizionale e la conseguente riduzione del grasso corporeo causano immunodepressione sia negli animali che nell'uomo. Noi abbiamo di recente evidenziato che la mancanza della leptina, un ormone prodotto dal grasso, causa l'immunodepressione osservata in corso di malnutrizione. La leptina ha grandi somiglianze strutturali con prodotti del sistema immunitario chiamati citochine.In seguito a digiuno i livelli ematici di leptina si riducono a causa della diminuzione del grasso corporeo, tale fenomeno causa una immunodepressione. Al contrario in malattie autoimmunitarie come il diabete di tipo 1, la risposta immunitaria è rivolta contro organi propri come le cellule beta pancreatiche.Tale processo porta alla distruzione di tali cellule che producono insulina.Il nostro gruppo ha evidenziato che la somministrazione di leptina precocemente nella vita di topi che spontaneamente sviluppano il diabete (NOD) è in grado di anticipare l'esordio clinico della malattia aumentando la risposta contro le cellule beta del pancreas. Inoltre, anche altre malattie autoimmunitarie come la sclerosi multipla e l'artrite reumatoride presentano un'aumentata produzione di leptina all'esordio della malattia. Visti gli effetti drammatici della leptina in corso di autoimmunità, il nostro gruppo si prefigge di studiarne a fondo tali effetti al fine di mettere a punto nuove strategie per un intervento immunoterapeutico in corso di diabete di tipo 1. Abbiamo a disposizione topi mancanti del recettore della leptina e con il loro studio si potrà comprendere se la presenza di questo ormone è necessaria per lo sviluppo del diabete di tipo 1. Infine, altri esperimenti volti a ridurre la produzione di leptina con l'uso di suoi antagonisti recettoriali, dovrebbero permettere di mettere a punto nuove strategie per curare sia il diabete di tipo 1 che il rigetto di cellule-beta pancreatiche

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