Displasia Fibrosa: Rotta verso la terapia tracciata da inattesi meccanismi rivelati dai primi modelli murini esistenti

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La displasia fibrosa (displasia fibrosa poliostotica o sindrome di McCune-Albright) è una malattia genetica che colpisce le ossa e molti altri organi. La malattia ossea è l’aspetto più grave e meno curabile del quadro generale, e può interessare da un solo osso a tutto lo scheletro. A partire dall’infanzia le ossa colpite si deformano e si fratturano, sia spontaneamente sia in seguito a piccolissimi traumi, e dolgono. Ne conseguono malformazioni, invalidità, confinamento del paziente in sedia a rotelle e, in alcuni casi, cecità e sordità e raramente la morte. Ad oggi non esistono cure efficaci: il trattamento chirurgico è complesso, rischioso e inadeguato nelle forme estese della malattia, mentre i farmaci in uso non sono in grado di fermare, rallentare o ridurre le lesioni ossee. La displasia fibrosa è causata dalla mutazione di una proteina (chiamata Gs-alpha) che tutte le cellule usano per rispondere a ormoni e nervi. Attualmente non è noto come questa proteina mutata renda patologiche le cellule dell”osso e queste a loro volta l’osso. Comprendere il meccanismo patologico è indispensabile per sviluppare terapie efficaci. A questo scopo abbiamo inserito il gene mutato di Gs-alpha in topi da laboratorio, creando per primi al mondo un modello murino affetto da displasia fibrosa. In questo modo abbiamo scoperto modi insospettabili con cui il gene mutato agisce per creare ossa malate, molli e fragili. Vogliamo utilizzare questi modelli animali, insieme ad altri che creeremo, per capire con precisione i meccanismi molecolari della malattia, individuare una strategia per intervenire nel processo patogenico, e anche per testare l’efficacia di un trattamento.

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