Anemia Diseritropoietica Congenita di tipo II: correlazione genotipo-fenotipo, meccanismi molecolari, modello animale. Nuove conoscenze nell’ambito dell’eritropoiesi e del sovraccarico di ferro.

  • 3 Anni 2009/2012
  • 310.100€ Totale Fondi
Le anemie diseritropoietiche congenite (CDA) costituiscono un gruppo eterogeneo di disordini genetici caratterizzati da anemia di grado variabile. Sono ben note tre forme di CDA (Heimpel e Wendt, 1967): il tipo II è ben caratterizzato a livello biochimico ed è la forma più frequente. Tra le complicazioni più comuni si annoverano l'emocromatosi, la cirrosi epatica, il diabete e calcoli biliari. La CDA II presenta un fenotipo cellulare e ultrastrutturale ben definito: i precursori eritroidi hanno un tipico aspetto di cellule bi-o multi-nucleate, vescicole di lunghezza variabile, anomalie della glicosilazione. Il gene-malattia, CDAN2, localizzato sul cromosoma 20p11.2, è stato recentemente identificato mediante l'utilizzo di due approcci: il mappaggio posizionale e quello funzionale (sottomesso a Nature Genetics). L'identificazione del gene CDAN2 consentirà l'individuazione dei portatori di mutazioni in CDAN2 e la diagnosi prenatale per le forme di anemia più gravi; permetterà, inoltre, la pianificazione di una terapia a lungo termine, la prevenzione di danni d'organo e uno studio sulla correlazione genotipo-fenotipo. Scopo del progetto è quello di comprendere la genetica molecolare della CDA II tramite il sequenziamento diretto di CDAN2 e lo studio della distribuzione geografica delle mutazioni; effettueremo, inoltre, un'analisi del promotore di CDAN2, al fine di capire il ruolo di fattori trascrizionali nella modulazione dell'espressione di CDAN2. Per chiarire i meccanismi molecolari attraverso cui le mutazioni in CDAN2 causano la patologia, realizzeremo studi funzionali in vitro su cellule CD34+ indotte al differenziamento eritroide e sulla linea cellulare di epatoma, HepG2. La scelta di quest'ultima si basa sull'osservazione che i pazienti con CDA II presentano difetti di glicosilazione a carico di proteine degli epatociti (Fukuda, 1992). Infine, realizzeremo modelli di topi knock-out e knock-in al fine di chiarire i meccanismi molecolari di sviluppo della CDA II. Inoltre, qualora i modelli animali siano in grado di riprodurre le caratteristiche cliniche dei pazienti, la loro generazione potrebbe consentire di valutare un possibile trattamento farmacologico.

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