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Che cos’è e come si manifesta la malattia vascolare porto-sinusoidale?

Con malattia vascolare porto-sinusoidale (in inglese: porto-sinusoidal vascular disorder, PSVD) si intende un gruppo eterogeneo di patologie caratterizzate dalla possibile comparsa di ipertensione portale (cioè aumento patologico della pressione all’interno della vena porta, un vaso venoso che raccoglie il sangue refluo dall’intestino tenue al fegato), in assenza di cirrosi epatica. PSVD include diverse entità cliniche o istopatologiche, fra cui: la venopatia obliterativa portale, l’iperplasia nodulare rigenerativa epatica, la sclerosi epatoportale, la fibrosi portale non cirrotica, la fibrosi settale incompleta e l’ipertensione familiare non-cirrotica familiare a esordio precoce. Tutte queste condizioni possono evolvere verso lo stesso fenotipo clinico e cioè l’ipertensione portale non-cirrotica idiopatica. Dal punto di vista clinico, la PSVD può essere del tutto asintomatica o manifestarsi con la comparsa delle complicanze dell’ipertensione portale, in particolare: sanguinamento da varici esofagee (20%–40% dei pazienti), comparsa di ascite (20%– 50% dei pazienti) e trombosi venosa portale (fino al 40% dei pazienti). Più raramente, i pazienti possono sviluppare anche encefalopatia porto-sistemica, ipertensione porto-polmonare o sindrome epato-polmonare.

Come si trasmette la malattia vascolare porto-sinusoidale?

Anche se nella maggior parte dei pazienti la PSVD è idiopatica o associata a condizioni patologiche caratterizzate da trombofilia acquisita o disordini immuno-mediati, sono state descritte anche forme familiari a trasmissione sia autosomica dominante che recessiva. Il primo gene identificato come possibile responsabile di PSVD è stato KCNN3, che codifica per un canale del potassio coinvolto nella regolazione del tono vascolare sia venoso che arterioso, attraverso la modulazione del potenziale di membrana delle cellule endoteliali e la contrazione delle cellule muscolari lisce. Altri geni le cui mutazioni sono risultate associate alla comparsa di PSVD sono FOPV (C4ORF54), GIMAP5, DGUOK, TRMT5, e FCHSD1. Negli ultimi anni, il progresso delle nuove tecnologie di next-generation sequencing (NGS) ha permesso non solo di comprendere meglio le possibili cause genetiche di PSVD familiare, ma anche di chiarire che alcune di queste mutazioni, ad esempio nel gene FOPV, potrebbero predisporre anche alla comparsa di forme di PSVD sporadiche.

Come avviene la diagnosi della malattia vascolare porto-sinusoidale?

La diagnosi di PSVD è basata soprattutto su segni istologici specifici riscontrabili a livello della biopsia epatica (es. venopatia obliterativi portale, iperplasia nodulare rigenerativa, fibrosi settale incompleta) o segni specifici di ipertensione portale (es. presenza di varici esofagee o gastriche, sanguinamento da ipertensione portale o presenza di circoli porto-sistemici all’imaging) in pazienti nei quali sia stata esclusa la presenza di cirrosi. Inoltre, la diagnosi di PSVD è possibile anche sulla base di segni istologici non specifici (es. anomalie delle venule portali, dilatazione sinusoidale, lieve fibrosi peri-sinusoidale) e segni non specifici di ipertensione portale (es. ascite, piastrinopenia, splenomegalia). La diagnosi di PSVD è complessa e richiede conoscenze e competenze specifiche sia dal punto di vista clinico epatologico che anatomo-patologico.

Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per la malattia vascolare porto-sinusoidale?

Non ci sono attualmente cure specifiche per i pazienti con PSVD. La prevenzione e il trattamento delle complicanze dell’ipertensione portale viene gestita come nei pazienti con cirrosi, anche se i pazienti con PSVD differiscono per molti aspetti, fra cui: l’età alla presentazione (minore nei pazienti con PSVD), la funzione epatocellulare (conservata nei pazienti con PSVD diversamente che nei pazienti con cirrosi) e la presenza di multiple possibili co-morbidità che possono condizionare o limitare l’accesso al trapianto di fegato. La gestione clinica è resa ulteriormente difficile dalla scarsa consapevolezza sulla malattia, dalla difficoltà diagnostica, soprattutto al di fuori di centri con esperienza specifica, nonché dell’assenza completa di marker prognostici in grado di stratificare il rischio di progressione o identificare i pazienti a rischio di scompenso epatico o morte. Inoltre, l’impossibilità di predire accuratamente il rischio di scompenso epatico rende difficile garantire un adeguato ed equo accesso al trapianto di fegato: i criteri attualmente utilizzati non sono infatti in grado di riflettere adeguatamente la severità clinica e il rischio di mortalità nei pazienti affetti da PSVD.

Ultimo aggiornamento

20.02.24

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