Renato ha accompagnato la crescita di Fondazione Telethon nell’area della provincia di Leccodi cui è l’attuale coordinatore, sin dalla sua nascita, circa 28 anni fa.

Renato Milani sa guardare lontano. Lui, che è responsabile tecnico per un’azienda che progetta e realizza ottiche per satelliti, è quello che si potrebbe definire «un uomo di prospettiva». Poco più che cinquantenne, Renato ha accompagnato la crescita di Telethon nell’area della provincia di Leccodi cui è l’attuale coordinatore, sin dalla sua nascita, circa 28 anni fa.

Un matrimonio che è andato consolidandosi nel corso del tempo. «Un connubio nato per caso, come nella migliore delle tradizioni – ci racconta Renato – e che strada facendo ha dato frutti che ritengo siano stati molto costruttivi». Un amico lo invita a dargli una mano per organizzare una serata di raccolta fondi a favore della lotta contro la distrofia muscolare di Duchenne. È stato un colpo di fulmine.

Da quella sera di 28 anni fa la lotta contro le malattie genetiche rare e il sostegno alla ricerca scientifica sono divenuti obiettivi imprescindibili per la sua vita, e anche un po’ per sua moglie che «mi supporta e sopporta».

«Mi chiesero se avessi qualche idea per uno o due eventi da realizzare sul territorio. Oggi riusciamo ad organizzarne dai 150 ai 200 ogni anno» ci sottolinea con un certo orgoglio. Renato, insieme a Gerry Fontana che lo affianca, ha ingaggiato una sorta di competizione con se stesso. Scommette, ogni anno, di superare la soglia di fondi raccolti l’anno precedente. Un limite che oltrepassa regolarmente anche grazie all’impegno e alla dedizione di circa 60 aziende locali che sono divenute, grazie alle sue sollecitazioni, sostenitrici regolari.

Insieme alle imprese, il riferimento per Renato sono le scuole:

«Anche in questo caso sono circa una sessantina quelle con cui collaboriamo sistematicamente. Parlare ai più giovani è fondamentale, anche attraverso la testimonianza di chi tutti i giorni è impegnato nei laboratori scientifici per individuare la soluzione che possa sconfiggere tante patologie che ancora generano sofferenza e disagio in chi ne è affetto e nelle loro famiglie».

Renato gestisce il coordinamento del territorio potendo contare sull’apporto di almeno 2 o 3 referenti per ogni comune della provincia, circa 85, a cui si aggiungono anche alcuni in località della limitrofa provincia di Bergamo. Una missione che, come ci racconta Renato, lo impegna quotidianamente. «Alle 10 ore lavorative in azienda aggancio, ogni giorno, almeno un paio d’ore in cui mi occupo di predisporre azioni e strumenti per l’organizzazione dei banchetti o degli eventi sul territorio. Un lavoro capillare, che portiamo avanti grazie anche agli ottimi rapporti instaurati come le amministrazioni locali».

Eventi che spaziano dalla musica alla cultura, dalla enogastronomia allo sport così da raggiungere, come Renato reputa sia giusto, interlocutori sempre diversi. Rappresentano però dei punti fermi le collaborazioni avviate da tempo con l’Associazione degli alpini, con l’Aido e con molte pro loco che, come per molti altri coordinamenti sparsi sul territorio nazionale, costituiscono un perno e un canale essenziale per il coinvolgimento delle comunità locali.

L’informazione rimane comunque una leva importante per sensibilizzare il pubblico rispetto alla necessità di sostenere la ricerca scientifica. Per questo Renato predilige le occasioni in cui i potenziali donatori siamo più disponibili ad ascoltare. «I banchetti sono un tramite tradizionalmente funzionale per la raccolta fondi – sottolinea Renato – ma quando hai la possibilità, ad esempio, di parlare ad una platea di persone sedute in un teatro e motivate rispetto alla causa che stai presentando, allora il grado di coinvolgimento è più vigoroso e i messaggi che vuoi far arrivare hanno più potenza». Un’energia che a Renato sicuramente non manca e indispensabile per puntare sempre più in alto.

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