Roman e sua moglie, ricercatori del Tigem. Si parla spesso di “cervelli in fuga”, per tutti quegli italiani che sono costretti ed emigrare all’estero per fare ricerca. Roman rappresenta il caso opposto: nato in Russia, una laurea in Biologia conseguita a Ivanovo, sua città natale, poi il dottorato a Mosca, approda all’Istituto Telethon di genetica e medicina di Napoli, in Italia.

«Quando l’Istituto Telethon mi ha reclutato, avevo ricevuto diverse offerte per tornare a fare ricerca negli Stati Uniti o andare in Germania e Francia, ma ho scelto l’Italia». Ma Roman non se ne pente, perché l’Istituto ha tante risorse e competenze. «È come giocare in una squadra di Serie A. Se facciamo un paragone con il calcio, è come se fosse il Real Madrid o il Bayer Monaco».

Con il suo gruppo di ricerca, Roman studia i meccanismi molecolari alla base di una rara malattia del fegato, quella di Wilson. La sua giornata di lavoro è lunga, inizia al mattino molto presto, ma non si torna mai a casa prima delle 19.30. Gli stimoli per amare il suo lavoro però sono tanti: «Poter trovare qualcosa che possa aiutare i miei pazienti ripaga qualsiasi sforzo».

E poi c’è Napoli, dove giri l’angolo e ti ritrovi davanti a un monumento. Da una parte c’è il mare, dall’altra il Vesuvio Per amore della sua nuova terra, Roman sceglie di continuare a studiare le malattie genetiche rare al Tigem e decide di costruirsi una famiglia e una nuova vita. Insieme ad Elena, sua moglie e anche lei ricercatrice dell’Istituto Telethon.

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