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Cosa sono e come si manifestano le malattie mitocondriali? 

Le malattie mitocondriali sono un gruppo molto eterogeneo di patologie ereditarie causate da alterazioni nel funzionamento dei mitocondri (in particolare in un processo chiamato di fosforilazione ossidativa). I mitocondri sono le “centrali energetiche” delle cellule e producono l'energia necessaria alle loro funzioni vitali. Le malattie mitocondriali sono molto eterogenee dal punto di vista clinico; possono coinvolgere diversi tessuti ma i più colpiti sono in genere muscolo e cervello (i tessuti con la maggiore richiesta energetica): per questo, sono spesso definite “encefalomiopatie mitocondriali”.Nei neonati queste malattie possono manifestarsi sotto forma di grave anemia oppure con disfunzioni del pancreas, del cuore, dei reni o con alterazioni dei muscoli. Nell'infanzia si possono manifestare con rallentamento o arresto della crescita, danni renali, atrofia ottica e sordità, disfunzioni endocrine come il diabete. Nell'adulto i sintomi più ricorrenti sono l'intolleranza allo sforzo e il facile affaticamento.

Come si trasmettono le malattie mitocondriali? 

I mitocondri sono organuli dotati di un proprio Dna; le malattie mitocondriali possono dipendere sia da alterazioni presenti sul Dna mitocondriale sia da mutazioni di geni contenuti nel nucleo della cellula e codificanti per proteine che partecipano ai processi di produzione di energia. Solo una piccola parte delle malattie mitocondriali segue le regole classiche dell’eredità, cioè quelle dovute a mutazioni in geni contenuti nel nucleo della cellula, che dunque possono essere sia dominanti (la mutazione è ereditata da un genitore affetto), recessive (il paziente ha ereditato una mutazione da ciascun genitore, che risulta portatore sano), o legate al cromosoma X (solitamente colpiscono solo maschi che ereditano la mutazione dalla madre portatrice sana). Per la parte restante si parla di eredità mitocondriale, in base alla quale le malattie possono essere trasmesse ai figli solo dalla madre. Questo perché, al momento della fecondazione, ciascun nuovo individuo riceve tutti i suoi mitocondri dalla cellula uova e quindi dalla madre (gli spermatozoi non forniscono alcun mitocondrio).

Come avviene la diagnosi delle malattie mitocondriali? 

Il sospetto di malattia mitocondriale viene avanzato in pazienti che presentino vari sintomi in organi non correlati, con prevalente compromissione neuromuscolare e con decorso progressivo. La conferma definitiva si ha con il riscontro di un preciso difetto delle proteine che partecipano ai processi di produzione di energia o con l'analisi genetica. In molti casi è possibile la diagnosi prenatale, anche se non sempre è facile prevedere il decorso che potrebbe avere la malattia.

Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per le malattie mitocondriali? 

Non esiste una terapia risolutiva per la maggior parte delle malattie mitocondriali. Negli ultimi anni sono stati ottenuti risultati promettenti come, ad esempio, il coenzima Q10 nei difetti di sintesi del coenzima Q, l'ibedenone nella sindrome LHON, la riboflavina nel difetto del gene ACAD9 (deficit di acil-CoA deidrogenasi 9). Diverse molecole sono attualmente in fase di sperimentazione clinica e pre-clinica. Fra queste l’EPI743 (vatichinone) per le encefalopatie mitocondriali, l’elamipretide (miopatie mitocondriali) e i deossiribonucleosidi. Alcuni pazienti con malattie mitocondriali possono aver bisogno di terapie di supporto come fisioterapia respiratoria, logopedia, attività fisica. Anche se queste terapie non bloccano il progredire della malattia, possono preservare o addirittura migliorare la funzionalità, la mobilità e la forza del paziente.

Ultimo aggiornamento

25.02.22

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