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Cos'è e come si manifesta la distrofia miotonica?

La distrofia miotonica (DM) è una malattia neuromuscolare caratterizzata da debolezza e atrofia dei muscoli, nonché dal fenomeno miotonico da cui prende il nome: con questa espressione si intende una difficoltà a rilasciare i muscoli dopo averli contratti, per esempio ad aprire gli occhi dopo averli chiusi o a posare un oggetto dopo averlo afferrato. Si tratta comunque di una malattia multi-sistemica, che interessa anche altri organi oltre ai muscoli: il cuore (disturbi della conduzione come blocchi atrio-ventricolari che possono portare fino all’arresto cardiaco, aritmie, cardiomiopatie), l’apparato respiratorio (riduzione progressiva della capacità vitale, cioè della quantità di aria emessa dopo un’inspirazione forzata, e conseguente necessità di ventilazione meccanica non invasiva), occhi (cataratta), ghiandole sessuali (ridotta fertilità), sistema endocrino (ipotiroidismo, diabete), sistema nervoso centrale (ritardo cognitivo, disturbi del comportamento). Quella miotonica è la seconda forma di distrofia muscolare più diffusa, dopo quella di Duchenne, con una prevalenza di circa 1 caso ogni 8000 persone. Ne esistono due forme: la più frequente è quella di tipo 1 (DM1, o malattia di Steinert), mentre quella di tipo 2 (DM2) è detta anche PROMM (Proxymal Myotonic Myopathy) o malattia di Ricker. Nonostante le due forme presentino sintomi simili, hanno delle caratteristiche cliniche distintive. La DM1 interessa principalmente i muscoli distali degli arti (avambraccio, mano, gamba, piede) e del volto. L’età di esordio è in genere tra i 15 e i 30 anni, ma c’è grande variabilità nel quadro clinico: si passa da forme congenite, di solito in neonati figli di madri affette, a forme lievi quasi del tutto asintomatiche. Di solito la malattia è tanto più grave quanto più si manifesta precocemente. Le complicanze che più mettono a rischio la sopravvivenza di questi pazienti sono le aritmie, che possono portare a morte improvvisa. Nella DM2 sono invece interessati i muscoli prossimali, come quelli di coscia, nuca o spalle, che sono deboli e atrofici. Inoltre, vi sono ipertrofia dei polpacci e tremori. Rispetto alla DM1, si manifesta più tardi, in media dopo i 40 anni, e la gravità della patologia non sembra essere correlata alla precocità di esordio; inoltre, di questa forma non esistono forme congenite.

Come si trasmette la distrofia miotonica?

La malattia si trasmette con modalità autosomica dominante: un genitore malato ha cioè una probabilità su due di trasmettere la malattia (un singolo allele mutato) a ciascun figlio, indipendentemente dal sesso. La DM1 è causata da un particolare difetto nel gene DMPK, localizzato sul cromosoma 19: un’eccessiva ripetizione di una specifica sequenza di nucleotidi (tripletta CTG), che normalmente presenta un numero di ripetizioni in questa regione compreso tra 5 e 37. Quando le ripetizioni sono oltre 50 sono considerate un criterio diagnostico per la DM1; in genere le persone affette presentano 400-600 ripetizioni, ma ci sono casi in cui raggiungono le migliaia. Per ragioni non ancora chiarite, tale numero comincia all’improvviso ad aumentare fino a raggiungere le migliaia di triplette: quanto più è estesa questa ripetizione, tanto più grave è la malattia. La malattia si caratterizza anche per il cosiddetto fenomeno dell’anticipazione, per cui tende ad aggravarsi e a manifestarsi prima nel passaggio da una generazione a quella successiva. Nella DM2 il gene mutato è CNBP/ZNF9, localizzato sul cromosoma 3, che presenta un’espansione di ripetizioni di 4 nucleotidi (CCTG) a livello del primo introne. Il numero di ripetizioni, che negli individui normali è inferiore a 30, varia da 75 a 11.000 ma, a differenza delle DM1, non sembra esserci correlazione tra numero di ripetizioni e gravità della malattia, né sembra esserci il fenomeno dell’anticipazione.

Come avviene la diagnosi della distrofia miotonica?

Il sospetto di diagnosi viene formulato in base all’osservazione clinica, ma la conferma viene data dall’esame elettromiografico e soprattutto dall’analisi genetica. È possibile effettuare la diagnosi prenatale.

Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per la distrofia miotonica?

Al momento non esiste una terapia risolutiva. Si può tuttavia intervenire in modo integrato, con terapie di vario tipo (cardiologiche, endocrinologiche, respiratorie, ortopediche, fisiatriche, ecc.) per migliorare la qualità di vita. In particolare controlli cardiologici periodici permettono di cogliere in anticipo l’insorgenza di disturbi del ritmo cardiaco e di prevenire la morte improvvisa mediante l’impianto di pacemaker o defibrillatori. Alcuni farmaci miorilassanti permettono inoltre di attenuare il fenomeno miotonico. Si può considerare di impostare una ventilazione non invasiva per migliorare il problema dell'eccessiva sonnolenza diurna, un problema tipico di questi pazienti che impatta notevolmente sulla loro qualità di vita. La cataratta può essere rimossa con un semplice intervento chirurgico. Il supporto psicologico soprattutto di natura cognitivo-comportamentale ma anche farmacologico può essere di ulteriore aiuto.

Ultimo aggiornamento

06.02.23

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