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Cos'è e come si manifesta il deficit di mevalonato chinasi?

Con il termine deficit di mevalonato chinasi si fa riferimento a un gruppo di malattie che spaziano da una forma meno grave, nota come Iperimmunoglobinemia D con febbre periodica (HIDS) o deficit parziale di mevalonato chinasi, a una forma molto più invalidante, come l’aciduria mevalonica (MVA) o deficit completo di mevalonato chinasi. La prima è caratterizzata da febbre ricorrente, reazioni infiammatorie spesso associate a ingrossamento dei linfonodi, dolori addominali, vomito, diarrea, dolori alle articolazioni, mal di testa, rash cutanei, ulcere della bocca e ingrossamento del fegato e dalla milza. Nella seconda questi sintomi si associano ad alterazioni neurologiche, ritardo psicomotorio, mancanza di coordinazione dei movimenti, disturbi visivi, ritardo della crescita e alterazioni della morfologia dello scheletro. Il deficit di mevalonato chinasi si manifesta già nel primo anno dalla nascita e nelle sue forme più gravi può seriamente compromettere l’aspettativa di vita.

Come si trasmette il deficit di mevalonato chinasi?

La patologia si trasmette con modalità autosomica recessiva, cioè occorre ereditare due copie alterate del gene, una da ogni genitore, per manifestare i sintomi. Il gene responsabile della malattia contiene le informazioni per produrre una proteina, la mevalonato chinasi (MVK) appunto, presente in tutte le cellule dell’organismo e fondamentale per la sintesi del colesterolo e di altri lipidi, chiamati isoprenoidi, essenziali per il normale sviluppo dell’organismo. Il gene MVK mutato produce una proteina dalla funzionalità ridotta: la gravità dei sintomi dipende dalla percentuale di attività residua dell’enzima.

Come avviene la diagnosi?

La diagnosi viene effettuata mediante la misurazione nelle urine dei livelli di acido mevalonico, una molecola che viene eliminata dal corpo in grandi quantità in caso di deficit di mevalonato chinasi. La conferma della diagnosi avviene mediante misurazione biochimica dell’attività dell’enzima MVK. Inoltre, è possibile effettuare l’analisi genetica che identifica le due mutazioni specifiche nel gene della MVK.

Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per il deficit di mevalonato chinasi?

Non esiste una terapia risolutiva per la cura del deficit di mevalonato chinasi; si può tuttavia cercare di intervenire su alcuni sintomi, come la febbre e l’infiammazione, con farmaci antinfiammatori e terapia cortisonica. Negli ultimi anni sono stati testati alcuni farmaci, come l’anakinra, che ha dato buoni risultati nella riduzione della frequenza e della durata degli attacchi di febbre.

Ultimo aggiornamento

01.01.15

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