Responsabilità sociale d’impresa. Capita che in molti casi rimanga una formula inconsistente, a uso e consumo degli uffici stampa, mentre in altre circostanze, più fortunate, si sostanzia nella volontà dell’azienda di condividere con la collettività parte dei profitti ricavati. In questo novero può essere inserito l’esempio del Gruppo Lagardere, che ha deciso di intervenire a favore di Telethon. Infatti, dal 5 giugno al 19 giugno scorsi, in tutti i punti Ristoro Food and Service del Gruppo, è stato possibile, prendendo un caffè espresso, effettuare una donazione di 20 centesimi, o suoi multipli, alla Fondazione. Un gesto semplice, di quelli che viene spontaneo assecondare, anche più volte. «Siamo stati incoraggiati ad intraprendere questa iniziativa anche perché abbiamo avuto in azienda un caso di malattia genetica rara» ci spiega Marco Pandrin, Head of Foodservice Formats & Marketing del Gruppo.
Non è comunque un unicum nella storia del Gruppo.
«In realtà no. Lagardere è da sempre molto sensibile verso i temi della social responsibility, e sostenere associazioni che operano nel settore della ricerca e della salute è divenuto un nostro tratto distintivo. Telethon per noi rappresenta un’eccellenza in questo campo e per questo abbiamo deciso di inserire la Fondazione all’interno del nostro programma di raccolte fondi programmate. Il risultato è stato entusiasmante. Abbiamo registrato un grande coinvolgimento del personale di rete che si è adoperato per sensibilizzare l’intera struttura e, ovviamente, sostenere le operazioni di raccolta».
Che bilancio potete tracciare di questa esperienza?
«Tra tutte le analoghe esperienza condotte precedentemente dall’azienda, si tratta sicuramente del caso che ha evidenziato i risultati economici più esaltanti, soprattutto in termini di transizioni, ovvero di decisioni spontanee di donazione. Ma non si tratta solo di somme. Il dato più rimarchevole è proprio l’entusiasmo con cui tutti i nostri operatori hanno accolto l’invito a partecipare».
Pensate di poter ripetere questa esperienza, magari variando la formula o inserendola in un’altra business unit aziendale?
«Abbiamo condotto questo primo esperimento all’interno del settore Food and Beverage con risultati, come dicevo, promettenti. Stiamo pensando anche di capire come prevedere iniziative simili nell’ambito degli altri comparti dell’azienda, ovvero Travel Essentials e Duty free and Luxury ma dobbiamo superare ancora degli inconvenienti di tipo burocratico. Contiamo comunque di proseguire sempre nel Food».
Qual è stata la risposta dei clienti? Che tipo di percezione avete rilevato rispetto a Telethon?
«Il riscontro ci ha quasi sorpreso, ma non troppo. Abbiamo immaginato che potesse accadere. L’azienda ne è molto soddisfatta, e non perché queste iniziative possano aggiungere qualcosa in termini di revenues. La nostra è autentica volontà di essere utili al territorio entro il quale insiste la nostra attività e alle organizzazioni con cui veniamo in contatto. Non traiamo benefici economici da queste esperienza. Tutte le aziende, a nostra avviso, dovrebbero alimentare questa vocazione. Il vero valore aggiunto interno, in questo caso, è il rafforzamento della squadra, e per noi è importantissimo. Mai quanto, comunque, la possibilità di essere stati di sostegno alla ricerca. I meriti lasciano il tempo che trovano, è con i risultati che si migliora la vota di ognuno di noi».

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